Anniversario dei 10 anni di sacerdozio di Don Stefano

27-04-2018

“Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Sono le parole che risuonano in tutta la Chiesa in questo giorno, venerdì della quarta settimana di Pasqua, la settimana che abbiamo dedicato alle vocazioni, la settimana vocazionale.
Che cos’è la vocazione? E’ la chiamata di Dio. E’ far risuonare nella nostra vita le sue parole, e a un certo momento della vita sentire che ci chiama.
Sono tante le vocazioni, tante sono le chiamate dentro la Chiesa. Un cristiano impegnato è un cristiano che ha risposto alla sua vocazione, cioè che si è messo in ascolto del Signore.
E quando si ascolta il Signore, quando si sente la sua voce, quando si vuole rispondere con tutta la propria vita alla chiamata del Signore, il cuore non può essere turbato.
“Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Come può essere turbato il nostro cuore se sentiamo che il Signore è presente? Come può essere turbato il nostro cuore se sentiamo la sua voce?
Cari amici, ve l’ho detto all’inizio, al di là di celebrare questo decimo anniversario celebriamo proprio la chiamata universale di ciascuno di noi. E sapete che il Signore ci segue, ci chiama, ed è questa chiamata che oggi celebriamo, cioè che il Signore si fa presente nella nostra vita.
“Io vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io”.
Dove sta il Signore? E’ il grande mistero della nostra vita. Tante volte non lo vediamo, ma nel Vangelo ci è detto che lo troviamo nel fratello più piccolo, nel bisognoso, nell’affamato, nell’assetato: lì c’è Cristo.
E allora oggi siamo chiamati a interrogarci, se tante volte ci siamo dimenticati di Lui, se tante volte non l’abbiamo visto, o tante altre volte, ringraziando il Signore, ce ne siamo resi conto e ci siamo messi vicini a camminare con Lui, come Cristo sofferente, come Cristo in agonia, come Cristo povero, anche come Cristo nella gioia, perché Cristo non è solo l’uomo del dolore, è anche l’uomo della festa, delle cene, dei banchetti. E’ un uomo felice e gioioso. E il bello di una comunità, come di una famiglia, è che è il luogo in cui si gioisce e si soffre, una comunità viva è questa, è una comunità che sa gioire, pregare, seguire i suoi deboli.
E’ quello che impariamo perché la nostra conversione è continua, e quindi cerchiamo, in tutti questi anni, di aprire sempre il nostro cuore, non solo all’universalità della Chiesa, come abbiamo fatto domenica scorsa con il battesimo della nostra piccola siriana, Chiara, ma anche aprirlo all’altro, a quello che forse ho vicino a me ma non conosco, ma una cosa ci dice: Cristo Signore, nient’altro che Cristo Signore.
Allora forse alcune volte abbiamo detto come Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?” e Tommaso noi l’abbiamo considerato come un incredulo, ma ricordiamoci che nel Vangelo è uno dei più credenti, e forse non ha capito la testimonianza di quelli che aveva davanti perché non davano una testimonianza vera, con la loro vita, come succede con tanti di noi, come noi stessi quando non riusciamo a testimoniare la nostra fede con i gesti o con le parole.
“Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?”. E Gesù risponde con questa frase bellissima: “Io sono la via, la verità e la vita”. Io sono la via, la verità e la vita.
Tutti noi che siamo qui abbiamo intrapreso questo cammino, ma dobbiamo seguire Gesù. Vogliamo seguire le sue parole, i suoi comandamenti, vogliamo seguire il suo esempio. Tante volte, però, la nostra generosità si indebolisce, e accade a tutti di sbagliare strada.
Ma il Signore offre sempre la sua misericordia a chi riconosce di aver preso la strada sbagliata. Il Signore ci dice che su questa strada ci porta alla verità. In una società che dice che di verità ce ne sono tante, il Signore ci dice che c’è una verità oggettiva, una sola, è Lui, è una persona, è il volto di Cristo.
Attraverso di Lui possiamo capire noi, la nostra essenza, la nostra chiamata, quello che siamo.
Attraverso di Lui che ci fa da specchio vediamo i nostri difetti ma capiamo qual è la nostra chiamata, perché Lui è la vita, e la vita non è solo l’essere, è qualcosa di più. Lui ci ha fatto capire che la vita è amare, e dare amore. Nessuna vita vale se non è una vita amata e che ama. Ecco perché un bambino disabile come il piccolo Alfie in Inghilterra non è un bambino inutile, come è stato detto dai giudici. Per noi cristiani ogni essere umano è utile, perché va amato e può dare amore. E’ questa l’essenza della vita, è questo il cammino che siamo chiamati a seguire, è questa l’unica verità che noi cristiani cerchiamo.
Allora cari amici, insieme continuiamo il nostro cammino, verso questa verità e questa vita, insieme: questa è la Chiesa, non si cammina da soli, si cammina insieme, con un pastore che avrà tutti i suoi difetti, però cerca di indicare la strada con la fiducia della Chiesa, ci propone il cammino.
Allora ringraziamo il Signore e alziamo lo sguardo verso Cristo. Amen.

Anniversario dei 10 anni di sacerdozio di Don Stefano
Commento di Don Stefano Cascio

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