Aprirò nel deserto una strada nuova
Ecco, Gesù è nel tempio, come spesso fa, e sta insegnando. La gente sta intorno a lui e lui sta insegnando a partire dalle Scritture. Solo che, vedete, più ci avviciniamo alla Pasqua, più le cose stanno diventando difficili per lui. Gli scribi e i farisei vogliono metterlo in difficoltà e allora che fanno? Portano una donna. Dicono che è un’adultera. Questa donna ha marito, però è andata con un altro uomo, con un amante. All’epoca c’era questa legge che, se una donna era adultera le tiravano le pietre addosso finché moriva. Si tratta della lapidazione, usata per vari motivi, considerati crimini. Come santo Stefano: santo Stefano è morto così, lapidato.
Ma la lapidazione non è una cosa di duemila anni fa. Sapete che ancora oggi in alcuni paesi esiste la lapidazione? Fanno un buco nella terra, mettono il condannato dentro fino a metà, lo circondano e cominciano a lapidarlo. Quindi vedete bene che questo insegnamento di Gesù, che poi è stato ripreso nei paesi cristiani, è una cosa veramente molto forte, molto bella, molto grande.
Dunque portano a Gesù questa donna per metterlo in difficoltà di fronte alla legge e dicono: questa donna è un’adultera, cosa dobbiamo fare? Gesù è seduto in silenzio e scrive a terra.
A noi piacerebbe sapere che cosa scriveva, ma non si può sapere perché la Scrittura non ce lo dice.
Gesù scrive e non dice niente. E loro assistono. A un certo momento Gesù si alza e dice questa frase: “Chi di voi non ha mai peccato, scagli la prima pietra”, cioè inizi la lapidazione. E allora che cosa succede? Cominciano tutti ad andar via. E la Scrittura ci dice: iniziando dai più anziani.
Perché secondo voi ci fa questa precisazione? Perché gli anziani sono i primi ad andar via, che cosa avevano capito? Forse perché, siccome avevano vissuto tanto, avevano accumulato parecchi peccati?… Come questi anziani che fanno i santarelli nelle nostre comunità, eh? Nella Scrittura si dice che sono i primi ad andar via… Insomma, vanno via perché? Perché capiscono che nessuno di loro può condannare questa donna!
Perché quando tu giudichi l’altro, cosa fai? E’ un po’ come se tu ti mettessi al di sopra dicendo: tu! Sei condannato! Ti metti al di sopra delle persone ogni volta che additi una persona, ogni volta che giudichi una persona. Gesù fa capire questo: che sono dei peccatori e che non possono iniziare a condannare così.
Quando se ne sono andati via, Gesù si alza e guarda questa donna. Negli occhi. Ridà dignità a questa donna. La guarda e la chiama “Donna”, come aveva chiamato anche sua madre. Non la chiana la peccatrice, l’adultera come facciamo noi quando parliamo di questo brano! Vedete che noi non abbiamo capito niente chiamandola così, “l’adultera”. Gesù non la chiama così. Gesù le ridà dignità e la guarda:”Donna, dove sono andati tutti?” ”Sono andati via”. E allora Gesù le dice: “Nessuno ti ha condannata? Nemmeno io ti condanno. Va e non peccare più”:
Che cosa ha fatto Gesù di grande qui? Primo: ha ridato dignità a questa persona, secondo le ha proposto un futuro. Cioè le dice: alzati, comincia a ripartire, ora però cambia vita.
Non è che cancella il suo peccato e basta, perché se avesse fatto così, forse questa donna non sarebbe cambiata! Ma dice: “Io non ti condanno. Va, e non peccare più”. Gesù offre una seconda possibilità, offre un sentiero, offre un futuro.
Gesù fa sempre così con noi. Noi dobbiamo riscoprire la Confessione. La Confessione non è che noi dobbiamo andare a dire il mio peccato a un prete, ah, che cosa brutta ho fatto!… E’ un sacramento, che mi ridà forza! Il sacramento significa rendere visibile qualcosa di invisibile: questo è il sacramento, la definizione generale di un sacramento. Nel momento della Confessione Dio si fa presente per darti un’altra opportunità, per tirarti fuori dal peccato. Perché non è solo la gente che condanna, sono io stesso tante volte che mi condanno da solo. C’è gente che cammina una vita intera con un macigno sopra perché ha dentro di sé un peccato che non si è mai perdonato e che fa fatica a perdonarsi. E allora ha questa chiusura dentro. Ecco, il Signore invece libera dal peccato, libera da questo macigno.
Noi in questa domenica siamo chiamati a riscoprire questo. Questo insegnamento è doppio: da una parte ci dice di non condannare gli altri, perché ciascuno di noi è peccatore e prima di andare a condannare l’altro dobbiamo guardare il nostri proprio cuore e il nostro peccato; ma dall’altra parte ci ricorda anche che siamo chiamati a liberarci, ad aprirci alla misericordia di Dio che ci sta chiamando a camminare con lui, a uscir fuori da una schiavitù in cui siamo entrati noi volontariamente. E lui non è qui a condannarci, ma a liberarci.
Ecco il doppio insegnamento di questo Vangelo. Allora è una cosa bella! Rimane poco prima della Pasqua, facciamo questo passo, rendiamoci conto della bellezza di questo momento. Viviamo insieme questi giorni santi e confessiamoci per ripercorrere la misericordia di Dio, per ritrovarla. Venerdì prossimo ci sarà la penitenziale, venerdì alle ore 21. Veniamoci, viviamola assieme. E’ un momento bello in cui, tra l’altro, come aveva detto il vescovo all’inizio del nostro cammino di Quaresima, la comunità, i gruppi, i sacerdoti si chiederanno perdono a vicenda per poter prendere il perdono di Dio, per poter riprendere il nostro cammino. Dobbiamo renderci conto del nostro peccato per poter essere liberati. Amen
Anzi, vorrei concludere con Isaia, dalla prima lettira: “Così dice il Signore: Ecco io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada.”
Nel deserti del nostro cuore il Signore apre una strada.
7 aprile 2019 Quinta domenica di Quaresima
Omelia di Don Stefano Cascio
Trascrizione di Maddalena Kemeny