Quando ero piccolo come voi abitavo in un paese che si chiama Giordania, che è vicino alla Terrasanta. E quando i miei nonni venivano, andavamo in Terrasanta, a fare questo pellegrinaggio. E in Terrasanta c’è secondo la tradizione il luogo dell’Ascensione di Gesù. E’una piccola costruzione e in mezzo a questa piccola costruzione c’è un quadratino che viene detto: qua Gesù è salito. Quando ero quindi piccolo, ero entrato in questo quadratino, pensando che fosse un ascensore e che sarei salito anch’io in cielo così. Ecco, nella nostra vita certe volte, nel nostro cammino di fede noi cerchiamo, vogliamo questo ascensore per il cielo. Vorremmo qualcosa di facile. E’un po’ quello che pensavano anche gli apostoli. Malgrado la Resurrezione, malgrado il fatto che Gesù era rimasto un po’ con loro per cercare di fargli capire, dato che sono ancora lì a dire: adesso costruirai il tuo regno! Sono sempre lì a sperare questa cosa grandiosa che doveva succedere. Sono ancora lì. Dai. Saremo posti ancora una volta alla tua destra e alla tua sinistra. Noi siamo lì a cercare sempre questa via rapida, a cercare di sfuggire. Ma il Signore dice, se avete ascoltato bene: Rimanete qui in città, in attesa dello Spirito santo. Cioè: rimanete in questo mondo, con le sue sofferenze, con i suoi dolori, con le sue gioie, rimanete qui nella vostra vita, rimanete qui per costruire qui il regno dei cieli. E’qui che dovete rimanere. E tanti cristiani hanno seguito questa parola.
Tanti cristiani sono diventati missionari. Il cristianesimo ha costruito scuole, università, ospedali e ha fondato la cultura, la società. Se andate ancora in tanti paesi, vedrete l’importanza grande della Chiesa, penso alla Bolivia dove abbiamo una missione di eccellenza, penso all’Africa; penso semplicemente a Roma, con la sua Caritas, con le sue parrocchie. I cristiani hanno capito in tante parti del mondo che dovevano sporcarsi le mani, che dovevano stare lì. Ma perché stare lì? Perché questo è il senso dell’Ascensione che oggi insieme scopriamo.
Benedetto XVI diceva questo dell’Ascensione “L’Ascensione è la dilatazione del cuore che conduce dalla chiusura in te, all’amore che abbraccia l’universo” Allora il Signore che cosa ci chiede di fare? Ci chiede di uscire fuori dal nostro egoismo, da quella chiusura che abbiamo, che viviamo a un’apertura del cuore. Perché? Perché il Signore anche se assente fisicamente è presente dentro di noi grazie allo Spirito Santo. E quell’egoismo che tutti noi viviamo, che è il rischio di tutte le nostre vite, che è il rischio di questa società,
l‘Ascensione lo trasforma in qualcosa di più grande, apre le chiusure del nostro cuore. Il Signore dice: è vero, quando non sarò più accanto a te ti mando lo Spirito Santo. Preparati a riceverlo. L’Ascensione ci apre a questo evento. Ci apre.
Ma l’Ascensione che cosa vuol dire? E’un corpo fisico che va nel cielo. E’la presenza dell’umanità di Dio. Un corpo ferito. Un corpo con tutta la sua umanità. E la piccola Sofia non è diventata angelo come tante volte noi sentiamo dire, quando un bambino muore: è un angelo in cielo. No. L’angelo è qualcosa di spirituale, non ha corpo. La piccola Sofia l’abbiamo conosciuta; aveva un corpo ferito. Aveva un sorriso bello. Aveva un cuore che batteva per ciascuno di noi quando ci vedeva. E questo corpo ferito adesso è volato in cielo. Sta accanto al Padre. Questo corpo è stato divinizzato. Porta con sé le sue ferite. Ma ci lascia il suo cuore, il suo sorriso. Ed è questa la nostra eredità. Vedete, la gravità spinge le persone verso il basso, se no non potremmo neanche camminare, saremmo lì a volare. Ma c’è una gravità più grande, che ci spinger verso il cielo, che è questa chiamata che il Signore ha dato a ciascuno di noi. Dobbiamo elevarci dalla mediocrità che spesso prende il nostro cuore. Dobbiamo alzare lo sguardo.
Ma questo sguardo che alziamo non deve far sì che lasciamo da parte l’orizzonte di questa vita, di questa terra, perché, come avete visto nelle Letture, gli angeli dicono ai discepoli che stanno con gli occhi in cielo: ma che cosa state guardando? Perché noi siano chiamati alla nostra missione, ad amare, a elevare questo mondo. E come si fa a elevare questo mondo? Ce l’ha lasciato Gesù, nel comandamento dell’amore.
La Chiesa nasce da qui, dall’Ascensione, perché Gesù ci lascia lo Spirito che ci chiede quindi di amare, perché è Spirito d’amore. La Chiesa non è altro che una comunità di feriti, che però cercano di amare, di amarsi. Sofia era la nostra piccola vicina, qui sulla torre che sta a guardare la nostra parrocchia. Sofia era la nostra vicina, che abbiamo accolto in questa grande comunità, in questa grande famiglia. Era parte di Batti il cinque, quel gruppo che spera di aprire il cuore a chi nella vita è ferito. Noi siano chiamati a questo, a elevare lo sguardo per alzare, rialzare ciascuno di noi, aprire il cuore. La nostra vita è più forte delle nostre ferite, perché la nostra vita è in Cristo. Amen