“Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che io lo risusciti nell’ultimo giorno”.
Ieri la Chiesa ha celebrato la festa di Ognissanti. Siamo stati invitati a contemplare la santità. A contemplare la nostra chiamata, a contemplare questa vocazione in Cristo, siamo chiamati tutti, come battezzati, a essere santi.
E abbiamo visto ieri che questa chiamata è il senso proprio della nostra vita. Il contrario del santo è il fallito e non il peccatore – perché peccatori lo siamo tutti – ma è quello che non ha capito qual è il senso della vita. Se fosse questo, il fatto di avere visto cosa ci aspetta, ci permette di vivere questo momento oggi in cui ricordiamo i nostri defunti.
Ricordare i nostri defunti significa aprire una ferita nel nostro cuore: perché ciascuno di noi sa cosa significa l’amore. Abbiamo vissuto tutti abbastanza per capire cosa significa perdere un essere caro: non averlo vicino, non poterlo toccare, non poterlo abbracciare, non sentire la sua voce. Queste sono le cose sensibili di cui noi, uomini, abbiamo bisogno. Sappiamo quanto il nostro cuore può piangere non poter toccare questa persona cara.
Ma la festa di ieri ci ricorda che tutto non si conclude con la morte. La morte non è il punto finale della nostra vita. Noi crediamo che la morte è una pasqua: significa che è un passaggio, il passaggio. E verso che cosa? Cosa succede quando muore una persona?
L’anima subito sale verso Dio. Il corpo, che vediamo, risusciterà un giorno alla fine dei tempi. Certamente non il corpo fisico – sappiamo bene cosa succede al corpo fisico – ma il corpo glorioso. Non sappiamo bene che cosa sia esattamente. Sappiamo poco. Sappiamo solo che, quando Gesù è tornato, dopo la Resurrezione, non lo riconoscevano.
L’anima sale in cielo. E lì c’è o un abbraccio immediato, o una preparazione a questo abbraccio, che ha bisogno delle nostre preghiere: un bisogno non da parte di Dio, ma di quell’anima che non vuole andare al Signore.
E’questo quello che noi crediamo. E allora, se siamo così tanti oggi, è perché vogliamo pregare per loro, per ciascuno dei nostri defunti. Ma vogliamo pregare con la speranza che un giorno, come abbiamo sentito all’inizio nelle letture, andremo lassù, come dice San Giovanni: C’è un posto per ciascuno di noi.
Per ciascuno di noi è stato promesso un posto. Nessuno viene messo da parte. E allora questa sera preghiamo per loro, ma preghiamo anche per noi, perché vivere con la speranza cristiana non significa vivere normalmente, come possiamo. Significa che ogni azione che faccio la faccio in vista del cielo. Non la faccio pensando che la mia vita è questa.
Alcuni anni fa avevo messo una corda bianca qua; tirata fuori da questa porta; e avevo tinteggiato questa corda di rosso per un metro, dicendo: questa è la vita terrena e lì è la vita eterna. E noi tante volte pensiamo solo a quel metro lì, quello rosso, la vita terrena; e ci dimentichiamo di tutto quello che ci aspetta dopo.
Chiara Corbetta – questa romana, che pochi anni fa è morta, e hanno aperto un processo di beatificazione e di santificazione – diceva: “Siamo nati e non moriremo mai”. Noi siamo nati lì, nel fonte battesimale, che è illuminato questa sera. Lì si è aperta per noi la vita eterna. E noi non viviamo per questa vita, ma viviamo per una vita che non finisce dopo questa qui, Noi siamo già nella vita eterna. Non dobbiamo aspettare la nostra. Noi già da adesso viviamo per questo. Ecco perché tutto quello che facciamo ha quell’orizzonte bello: le beatitudini, di pace e di gioia. È per questo che noi viviamo. Con un cuore ferito dall’amore che Dio ci ha dato.
Ieri ancora dicevamo che ci dobbiamo rendere conto che siamo figli di Dio, amati da lui. Ed è per questo che noi amiamo.
Allora apriamo la porta del nostro cuore e il nostro spirito a questo orizzonte grande che ci aspetta. Perché un giorno anche noi saremo chiamati a ritrovarci su nella comunione dei santi, dove vi ritroveremo, speriamo, tutti i nostri defunti. Questa sera allora preghiamo per loro. E preghiamo anche per quei defunti per cui nessuno prega, per le anime che sono state dimenticate. Amen