Lasciarci amare
Nella seconda lettura abbiamo sentito queste parole di san Paolo: “Egli è l’immagine del Dio invisibile”. Ecco l’Immagine del Dio invisibile: il crocifisso. Ecco il re dei re! Con la sua corona di spine. Egli è il Dio invisibile! Un Dio che soffre, un Dio torturato! Un Dio che muore! Ma un Dio presente nella mia vita. Un Dio vivo, con la Resurrezione.
E se la festa di Cristo re viene come ultima domenica dell’anno liturgico, è perché il credente è chiamato a rivivere un percorso che alla fine lo porta a contemplate Cristo re dell’universo.
E guardare lui significa guardare il Dio invisibile, ci dice san Paolo. Un Dio che all’inizio abbiamo atteso nell’Avvento, che si è fatto presente in povertà nella nostra vita a Natale, che ha vissuto la nostra quotidianità nel tempo ordinario; che ha sofferto, camminando verso quel luogo, Gerusalemme, dove sapeva doveva andare a morire, nella Quaresima e nel tempo di Pasqua; che entra nella sua gloria nel tempo di Pasqua.
Dunque è un Dio che si fa visibile, che si fa presente in ciascuna delle nostre vite: non stiamo parlando di una storia di duemila anni fa, stiamo parlando di un Dio che si fa presente nella mia vita! Nella mia sofferenza, nelle nie gioie, nella mia quotidianità.
Davanti a questo Dio vivo, davanti a questo Dio visibile, come reagisco? E lì, la Chiesa ci mette come Vangelo di questo giorno la crocifissione. E noi, qui, chi siamo? Ovviamente noi siamo i ladroni. Non potevamo essere altro, se guardiamo il nostro cuore. Ma quale di questi due? Quello che non capisce chi è Gesù, e che aspetta qualcosa, che gli chiede di liberarsi e di liberare se stesso? O quello dell’amore gratuito? Cosa aspettiamo noi, da Dio, cosa speriamo? Una salvezza che viene per merito? O che viene come un regalo? Abbiamo capito che cosa significa essere amati e amare? O non l’abbiamo capito? Tutto si gioca qua.
Se chiedo a un genitore come ama sua figlia e suo figlio, vedo che egli sa amare sua figlia e suo figlio con gratuità: nel senso che non aspetta qualcosa, dona! Perché si sente di dover donare, ha dato la vita a questa creatura. Ma se ci giriamo, cii rendiamo conto che con gli altri, con quelli che abbiamo attorno, quell’amore non riusciamo a viverlo, aspettiamo sempre qualcosa da loro. Ovunque, anche all’interno della nostra comunità! Ci rendiamo conto che non abbiamo fiducia nell’altro, non l’abbiamo nemmeno fra di noi questa fiducia! Perché non amiamo. Alla base dell’amore c’è la fiducia. Non ci può essere amore senza fiducia: senza che io creda in te, in quello che puoi fare di bene, di bello. Dio lo fa!
Dio fa questo con noi, ma sapete la cosa più terribile della nostra vita? E che noi questo amore lo rifiutiamo. Non riusciamo ad accettare questo grandissimo amore che ci viene dato. Non riusciamo! E’ terribile! E’ la cosa più terribile dell’uomo dall’inizio: come Adamo ed Eva, che rifiutano questo amore, che si nascondono quando Dio sta passeggiando nel giardino! Lo rifiutiamo, ci chiudiamo. Costruiamo muri. Abbiamo paura di perdere l’uomo vecchio che sta dentro di noi. Non riusciamo a far vivere dentro di noi Cristo, che vuol viverci dentro!
“Cristo vive in me”, ci dice san Paolo. Noi riusciremo a dirlo, un giorno, questo? Riusciremo a farci abitare da lui?
Non ci vogliono sforzi, ci vuole accettazione. Capite la differenza? La vita cristiana non è una vita di sforzi. E’ una vita di accettazione: del suo amore, lasciarmi amare da lui. Mi devo lasciar amare. E allora sono libero, libero! E allora sono ricco! E allora sono beato: ho toccato con mano la felicità.
E allora ancora una volta siamo invitati a lasciarci amare, ad aprire il cuore, ad aprire la mente. Ancora una volta il Signore ci chiama con le sue braccia spalancate ci apre il suo cuore, il suo amore. Ancora na volta siamo chiamati a lasciarci amare da lui. Amen