Un dubbio
Il fatto che accendiamo la terza candela ci ricorda che siamo nella terza domenica di Avvento e quindi ce ne manca solo una. Significa che siamo vicini alla festa del Natale. Ecco perché siamo vestiti così: il viola si è schiarito per ricordare a tutti che questo cammino di preparazione sta per finire: arriva la grande festa del Natale.
Oggi abbiamo un personaggio particolare. Domenica scorsa. Sul nostro cammino il testimone era Maria, la testimone di come essere discepoli. Oggi abbiamo Giovanni Battista, il cugino di Gesù, quello che stava nel deserto a battezzare. E sappiamo che un giorno anche Gesù si mette in fila per ricevere quel Battesimo.
E Giovanni Battista, come avete sentito nel Vangelo, manda i suoi discepoli a fare una domanda a Gesù: “Ma sei tu quello che doveva venire o dobbiamo aspettarne un altro?”: sei tu il salvatore, sei tu il messia, o dibbiamo aspettarne un altro? Giovanni pone questa domanda, Giovanni ha un dubbio. E ci fa capire che il dubbio, nella nostra vita di fede, è importante. Chi di noi può dire che non ha mai dubitato? E se non ha mai dubitato, è un problema. Perché il cristiano non è uno che impara a memoria delle verità di fede. Il cristiano è un uomo, una donna, che si interroga, che cerca Dio, che cerca le risposte. Un cercatore di Dio è il cristiano. L’uomo in generale è così! Perché se noi pensiamo di dover sapere a memoria le cose, siamo delle macchinette! La fede deve essere parte di noi, deve rispondere alle domane piì profonde che abbiamo.
Allora questo invito, dicevamo, è molto inportante per noi: il dubbio fa parte del nostro cammino di fede. E come risponde Gesù? Gesù non dice sì o no. Gesù cita Isaia. E dice così: “Riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vsita, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti resuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo!”. Cosa chiede Gesù? Gesù chiede semplicemente di aprire gli occhi! Spalancare lo sguardo, guardare attorno quello che sta succedendo. Noi tante volte siamo lì, a pensare che Dio è come la macchinetta del caffè a gettoni: metto la mia preghierina, come una monetina, e mi deve arrivare la risposta. E non mi rendo conto che la risposta mi è data in maniera diversa, è attorno a me.
Se noi ci fermiamo a guardare, miracoli anche nella nostra comunità ce ne sono tutti i giorni! Come una persona che ha un grande dolore è portatrice di speranza, testimone della speranza cristiana in mezzo al dolore: questo ti colpisce. O una persona che aveva una vita totalmente altra, cambia, si converte, la vedi fiorire di nuovo: questo ti colpisce. Se noi apriamo i nostri occhi a quello che succede attorno a noi e nella nostra vita, ci accorgiamo che Dio cammina accanto a noi. Ma per questo dobbiamo saper contemplare la presenza di Dio. E tante volte facciamo fatica, tante volte siamo nella corsa sfrenata della nostra vita e non ci fermiamo mai a cercare Dio: che non si impone mai, che si proponen come farà a Natale, con questo bambino. Dio ha risposto al bisogno dell’umanità incarnandosi, mettendosi in mezzo: in mezzo alla sofferenza, al dolore. Lì c’è Dio. Gesù ce l’ha dimostrato. E’ stato là.
Ma c’è un’altra cosa importante oggi che è stata scritta proprio per me. Alla fine Gesù dice: “Giovanni è il più grande degli uomini. Però nel regno dei cieli il più piccolo è più grande di lui”. E questo riguarda noi: noi che siamo stati battezzati in Cristo. Ed è quello che adesso i genitori di Rita stanno chiedendo per lei. In Cristo noi riceviamo una buona vita. Che non ci fa superori agli altri, ma che ci fa portatori di una speranza. Noi stiamo aspettando Cristo; ma sappiamo che Cristo è già venuto. Noi ci facciamo portatori per gli altri di quella speranza che lui ha portato. Noi siamo chiamati – la nostra vocazione è questa – a portare Cristo agli altri. La risposta che noi abbiamo cercato nella nostra vita e che abbiamo trovato Cristo la dobbiamo portare agli altri! La luce che molta gente aspetta sappiamo ritrovarla in Cristo. Rita, un giorno, come ciascuno di noi, sarà chiamata a portare questa luce agli altri. Tra poco i suoi padrini porteranno la candela, questa luce che accenderemo dal cero pasquale che rappresenta Cristo: si faranno portatori della luce nel nome di Rita. Ma quello che faranno ora là in maniera simbolica, ciascuno di noi lo dovrebbe fare tutti i giorni.
Ora spesso ci dimentichiamo che abbiamo
questa candela accesa nel cuore. Ed è lì che dobbiamo ritrovarla I Battesimi
sono sempre per noi un ricordarci il nostro Battesimo, la nostra chiamata, la
nostra vocazione. Allora, in questo cammino d’Avvento che si sta per
concludere, oggi qui si apre il velo verso questa festa di Natale,
ricordiamoci: Dio è presente nella mia vita, io sono portatore di questa speranza,
io sono portatore di questa gioia. Ma se per me non è esattamente così, allora
devo continuare a camminare, devo continuare a chiedermi, devo continuare a
farmi delle domande per capire perché Cristo è la risposta alla mia vita, al
senso del mio cammino.
Adesso accoglieremo nella nostra comunità Rita, la porteremo con la nostra
preghiera. Ma dovremo anche essere testimoni veri di che cosa significa essere
cristiani. Perché questa bambina continuerà a crescere in questa grande
famiglia che è la nostra comunità. E, al di là delle parole, sarà il nostro
modo di vivere che toccherà questa ragazza.
Allora chiediamo al Signore oggi di darci la forza di poter camminare e testimoniare insieme a Rita questo Signore che viene e illumina la nostra vita. Amen