28 giugno 2020 XIII domenica del tempo ordinario

Un di più di felicità

Così  anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù“.
Questa è  l’ultima frase che abbiamo letto nella seconda lettura, quella di san Paolo.
Perché  vorrei iniziare da lì? Perché  è  da questa frase che  capiamo il Vangelo di oggi. Noi siamo in Cristo  in una nuova vita.
Se noi leggiamo questo Vangelo, a prima vista, così,  sembra che tu debba rinunciare all’affetto per i tuoi figli, per la tua famiglia e dedicarti totalmente a Dio, mollando tutti gli affetti umani. Ma sarebbe sbagliato pensare a una cosa del genere. Non credo che il Signore ci chieda una cosa così! Allora non servirebbe il matrimonio, non servirebbe fare figli, non servirebbe crescerli, se noi dobbiamo abbandonarli!
Ecco perché  vi ho chiesto di avere bene in mente l’ultima frase di san Paolo. La nostra vita è una vita nuova in Cristo,  cioè  qualunque cosa io faccio, la faccio attraverso questo nuovo amore che ho ricevuto. Allora, in Dio, qualunque cosa io faccio, non è  a discapito di qualcos’altro! È  sempre un di più, non un di meno. Non è che se amo Dio devo amare meno gli altri. Il Signore  ci ha sempre dimostrato  il contrario: più ami Dio, più  ami gli altri!


Più  ami Dio, più  ami gli altri: questa è  l’essenza del cristianesimo: amare Dio e amare il prossimo. Quello che mi chiede il Signore  non è quindi di togliere amore ai miei cari, ma di avere bene in mente che li amo perché  sono amato da Dio; e mettere Dio al primo posto non significa toglierlo agli altri e metterli in cantina. Più  sarò  riempito dall’amore di Dio, più saprò  amare gli altri.

La frase successiva è: “Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è  degno di me”. Anche qui, cosa significa? Che io devo vivere nella sofferenza lungo tutta la mia vita? Una valle di lacrime è  la mia vita! Che bella prospettiva se la mia vita terrena deve essere una vita  fatta solo di lacrime, di dolore e di sofferenza. Non credo che il Signore  ci chiami a questo. La croce non è  solo luogo di morte. È  attraverso la croce che arriva la risurrezione. Quello che il Signore  ti dice è di seguirlo. Di seguirlo in una via in cui sono chiamato a morire a me stesso. E morire a se stessi è forse  la cosa più  difficile, anche più difficile forse che morire fisicamente. Morire a se stessi è  quello che il Signore  ci ha insegnato. Dare la vita per gli altri, non per me stesso; vivere per l’altro, non per me stesso. Questo è  un cammino che ci richiede una continua conversione. Però a una via di felicità, non di sofferenza.
Io prendo sempre come esempio, perché  mi colpisce tanto sopratutto adesso che siamo in periodo di centro estivo, vedere questi ragazzi giovani, quindici, sedici, diciassette, diciotto anni  che potrebbero benissimo non far niente tutto il giorno perché  ormai sono in vacanza e potrebbero andare al mare o altro e che invece vengono qui la mattina, dalle otto fino alle sedici e trenta a occuparsi di bambini non sempre facili, pulire poi la loro stanza, fare la riunione, preparare la settimana successiva, impegnando anche il fine settimana ecc.; e tornare l’anno dopo per fare la stessa cosa! Cosa hanno imparato questi ragazzi?  Che è  più  bello dare che ricevere. Si sono resi conto che donare la vita è  arricchente, c’è  qualcosa di ricco dentro! Io mi svuoto, mi svuoto del mio tempo, mi svuoto nelle mie fatiche, però  finisco la giornata e sono pieno! È  questa la vita cristiana, una vita di donazione, che però mi arricchisce tantissimo perché lo faccio nell’amore di Dio. È  questo che noi dobbiamo scoprire, se non l’abbiamo scoperto! È  questa la conversione che devo fare in continuazione! Svuotarmi per essere sempre più abitato da lui! Ricordatevi la frase di san Paolo: “Non sono più  io che vivo, ma è  Cristo che vive in me”: è questo il cammino nostro. Ed è  un cammino che  ci fa paura perché  ci sembra di perdere qualcosa; ed è  invece un cammino di felicità  per noi! È  un vero cammino di felicità.
Ecco allora che il Signore ci dice: non di abbandonare figli marito moglie, ma di amarli attraverso di lui, di quell’amore che lui ci ha insegnato.
Allora chiediamo anche oggi al Signore di aiutarci nella nostra conversione. Amen

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