Servire
La prima lettura ci parla di Giobbe, l’uomo che aveva tutto e che poco a poco perde tutto. Ma nel suo dolore incontra Dio e tutto cambia nel momento in cui si crea questa comunione.
Di dolore ne sentiamo tanto parlare in questo periodo di pandemia. E lo vediamo anche nel Vangelo di oggi. Gesù esce dalla sinagoga e va nella famiglia di Simone e Andrea, accompagnati da Giacomo e Giovanni. Voi sapete che l’inizio della fede cristiana vive e nasce nelle case. I genitori sono i primi catechisti. Il latte della fede viene dai genitori.
E abbiamo visto anche durante la pandemia come questa preghiera domestica e familiare è stata importante. Ricordate come abbiamo vissuto i giorni santi insieme, i video che vi mandavano i catechisti su cose da fare, sulle preghiere, le foto che abbiamo ricevuto di tante famiglie che il giovedì santo avevano fatto il pene insieme, e altro: avevamo riscoperto in quei giorni la preghiera in casa e in famiglia. E questo sarebbe bene non perderlo, infatti. Sappiano che noi uomini ci dimentichiamo presto delle cose, purtroppo. Anche delle cose terribili che sono successe nel nostro mondo: ce ne dimentichiamo e poi rifacciamo gli stessi errori.
Dunque Gesù viene in quella casa. E gli presentano subito la suocera. Ill Vangelo dice che: “Egli si avvicinò e la fece alzare, prendendola per mano”. Molto importante questo piccolo dettaglio. Vedete, nella nostra vita noi non siamo cristiani perché così siamo sicuri di non avere mai problemi. Il nostro Dio viene in mezzo alla nostra sofferenza. Non è un Dio che ci dice: non soffrirai più, se sei con me, no! Tu soffrirai, ma io soffro con te, ci dice. E il crocefisso questo ce lo ricorda sempre.
Dunque, come alla suocera di Simone, lui ha dato la mano e lei l’ha presa, anche a ciascuno di noi, a te nelle tue difficoltà, il Signore ti dà la mano e cerca di prendertela. Tu devi solo cercare questa comunione con lui. La pandemia non ci ha portato solo un dolore fisico e la perdita di alcune persone, fino una perdita anche economica, ma ci ha messo dentro delle paure, delle angosce, della difficoltà nel guardare al futuro: Gesù prende la mano alla suocera di Simone, ma è a tutta l’umanità che sta facendo così. A ciascuno di noi sta tendendo la mano.
Il Vangelo ci dice che “la febbre la lasciò ed ella li serviva”. Quando questa suocera ha ripreso a vivere, quando non aveva più la febbre, subito dopo quel momento in cui ha preso la mano di Gesù, si alza e si mette a servire. Non è che si alza e va a fare le sue cose: si alza e si mette a servire. Ora anche questo è molto importante per noi. Non voglio dire che, siccome si tratta di una suocera, voi che siete suocere dovete servire, non è questo, ma ognuno di noi è chiamato nella sua vita a servire. Quello che fa questa donna, dopo l’incontro con Gesù, il suo mettersi a servizio è la chiamata di ciascuno di noi. La chiamata alla vita è chiamata all’amore. Essere chiamati all’amore significa servire. È il progetto di Dio per ciascuno di noi: mettersi a servizio dell’altro. Sappiamo che l’umanità, se viviamo così, cambia. Ricordate che Gesù crocifisso dà la vita per gli altri. Ognuno di noi è chiamato a servire l’altro. Questo è il segreto della felicità. Questo è il Segreto del nuovo mondo. Questo è il segreto della nuova umanità: amare significa servire. Significa che, quando io mi alzo e mi metto a servire e non aspetto dagli altri, non faccio quel che mi pare, dimenticandomi egoisticamente di quello di cui hanno bisogno gli altri, non contribuisco alla cultura di oggi: la cultura di una società che si sta costruendo sempre di più all’insegna del sempre maggiore egoismo. Gesù invece ci insegna a servire. Il servizio significa: attenzione all’altro. E l’altro può anche essere il più piccolo, lo scartato. Ricordate papa Francesco contro “la cultura dello scarto”, cioè l’eliminare quello che non mi va.
Una recente ricerca ci dice che un bambino su tre viene abortito, viene scartato! Qualsiasi persona, che sia fisicamente perfetta o imperfetta, ha diritto a vivere. E sappiamo quanto quello che è considerato imperfetto porta alla perfezione l’amore della famiglia cui appartiene, porta una bontà che non si trova da altre parti. Ed è per questo che è bello avere questo Vangelo il giorno della Giornata della vita: una giornata voluta dalla Chiesa italiana nell’anniversario in cui è stata votata la legge sull’aborto. La prima domenica di febbraio è sempre dedicata alla promozione della vita. Abbiamo chiamato qui Patrizia, del segretariato della vita, che lavora sul campo, una “santa della porta accanto”, per raccontarci cosa vuol dire lottare contro “la cultura dello scarto”.
BENEDIZIONE DELLE MAMME IN ATTESA
Signore Dio, Creatore di ogni uomo, tu hai voluto che tuo Figlio nascesse dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo per salvare ogni uomo, volgi il tuo sguardo a queste madri in attesa di un figlio, accogli il loro infinito ringraziamento per questa vita che sentono crescere giorno dopo giorno nel proprio grembo. Fa che le fatiche della gravidanza e la paura del parto non turbino la loro serenità. Dona loro amore, tenerezza, forza, pazienza, pace, gioia e salute. Benedici, Signore, questi piccoli, che tu già vedi, conosci e ami profondamente. Fa che crescano sani e sereni. Fa che in questi primi mesi della loro vita, così importanti e delicati, non ci sia nessuna insidia, nulla che possa turbare la loro crescita fisica e spirituale. Ti preghiamo per loro, per tutte le mamme e per tutti i papà del mondo. Amen