Liberami
Oggi parliamo di lebbrosi. Ancora oggi in alcuni paesi ci sono. La prima lettura, dal Levitico, spiega come dovevano vivere questi lebbrosi: dovevano vivere fuori dall’accampamento, portare un velo sulla testa e, quando si avvicinava una persona, dovevano gridare: “Impuro! Impuro!”. Era una vita di solitudine, di lontananza, di rigetto. E nel Vangelo abbiamo un lebbroso, che però non segue la regola. Va verso Gesù e gli dice: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. E Gesù risponde: “Lo voglio, sii purificato”.
Anche noi siamo lebbrosi. Anche noi siamo portatori della lebbra. Ma la nostra lebbra è il peccato, che viene dal nostro cuore. La prima cosa che fa questo lebbroso è riconoscere di essere malato e che ha bisogno di Gesù. Il problema nostro è che forse crediamo di essere sani, che non abbiamo bisogno di lui. Il tempo che vivremo fra poco con l’inizio della Quaresima, sarà proprio questo: renderci conto di aver bisogno di lui; togliere tutto il superficiale, andare all’essenziale: considerare che abbiamo bisogno di lui.
Sappiamo che questo è il più grande dei nostri problemi, che Dio lo mettiamo presto da parte e che pensiamo di non aver bisogno di nessuno, che possiamo noi far tutto: questa è la nostra lebbra più grande! Gesù non è venuto per i sani, ma per i malati: Riconoscersi malati è il primo passo. Vedete, se uno sa avvicinarsi, se uno sa riconoscere di aver bisogno di Gesù, ecco cosa avviene: “Gesù ne ebbe compassione – dice il Vangelo- e lo toccò. Gli tese la mano e lo toccò”. Allora anche noi siamo chiamati a essere toccati dalla presenza di Gesù nella nostra vita. “’Lo voglio, sii purificato’. E subito la lebbra scomparve”. È questo il cammino di conversione: riconoscere il proprio peccato. Questo è l’invito di questa domenica, una bellissima introduzione al tempo che inizieremo a vivere.
Ma Gesù aggiunge qualcosa: “Ammonendolo severamente, gli disse: ‘Guarda di non dire niente a nessuno’”. E credo che questo sia molto importante soprattutto per voi che siete i più giovani. Siamo nella società dello spettacolo, una società in cui dobbiamo rendere tutto sempre pubblico. I social ci chiedono di aggiungere sempre qualcosa, soprattutto della nostra vita. Più niente è nascosto. Gesù invece sta dicendo: ci sono cose che tu hai bisogno di tenere per te, per poter andare in profondità, senza dover mettere tutto di fronte agli altri. Questo è importantissimo!
L’altra sera, mentre guardavo una trasmissione, poiché c’era la pubblicità, ho cambiato canale e mi è capitato Il grande fratello: credo che sia la cosa peggiore che si possa creare al mondo! Poveri ragazzi, rinchiusi per mesi in questa casa, con tutti lì a guardare come se stessimo spiando dal buco della serratura; ragazzi che riversano tutte le loro sofferenze, le ferite, come il papà assente, eccetera, e tutto viene messo così davanti a tutti: lacrime, gioie, tutto lì, davanti a tutti! Il Signore invece, lo vedremo nella Quaresima, ci chiede di chiudere la porta quando preghiamo, di trovare il nostro spazio, di trovare quella interiorità che stiamo perdendo sempre di più. E siamo chiamati a educare i nostri figli a questo, e a capire che la loro coscienza è sacra, che nessuno deve potervi entrare. Dobbiamo riscoprire questa comunione con Gesù, che ciascuno di noi è chiamato a vivere: privatamente, personalmente. Il tempo di Quaresima è proprio un tempo per questo.
Da mercoledì inizieremo questo tempo: sfruttiamolo, perché ciascuno di noi possa ritrovare la comunione con lui, per lasciarci toccare dallo sguardo, dalla parola che il Signore vuole rivolgere a ciascuno di noi ! Chiediamo al Signore di poter entrare in questo tempo di Quaresima aprendo il nostro cuore alla sua presenza, riconoscendo che abbiamo bisogno di lui. “Tu sei il mio rifugio, mi liberi dell’angoscia “. Amen