Guardando il cielo e guardando i miei fratelli
Oggi è un giorno particolare: oggi festeggiamo l’Ascensione di Gesù.
Si dovrebbe festeggiare dieci giorni prima di Pentecoste: nel mondo intero si è festeggiata giovedì. Ma in Italia viene messa domenica perché giovedì non è un giorno festivo e forse la gente avrebbe difficoltà a venire. Nel paese dove sono nato, in Francia, c’è il giovedì dell’Ascensione; non si va al lavoro e si festeggia il giorno dell’Ascensione. Si dice tanto della Francia laica, però noi francesi abbiamo ancora questa festa.
Oggi dunque è la festa dell’Ascensione. Avete sentito quello che ci viene raccontato, cioè come Gesù ascende al cielo. Quando ero piccolo come voi, sono stato in Terrasanta e lì c’è un luogo, una piccola costruzione, in cui viene indicato il punto dove è asceso Gesù: dentro, a terra, c’è una cosa quadrata; e io, allora, mi ero messo dentro quel quadrato, pensando che fosse come un ascensore e che sarei salito anch’io in cielo… Ma non ha funzionato: ed eccomi qua, in mezzo a voi!
Cosa ci dice di così importante il Vangelo e le Scritture di oggi? Intanto vediamo nella prima lettura questa scena degli apostoli, che sono lì a guardare in alto, dove sta scomparendo Gesù. E viene pronunciata una frase interessante: due uomini in veste bianca, cioè due angeli si presentano e, rivolgendosi a loro, dicono: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?“.
Questa domanda è una domanda che riguarda ciascuno di noi. Vedete, se Gesù è portato in cielo, vuol dire che prima, in un certo momento, è anche disceso dal cielo. Vi ricordare, bambini, quando avviene il momento della discesa? Qual è la festa in cui Gesù è presente in mezzo a noi con la sua carne? Sì, a Natale! Ringraziamo questo bambino che non ha ancora fatto il catechismo! A Natale festeggiamo l’Incarnazione, Dio si fa presente in mezzo a noi, prende un corpo, ed è Gesù Cristo!
E questo corpo, oggi, ascende in cielo.
Perché dico che è importante? Perché, vedete, il cristianesimo è qualcosa di molto concreto: Dio si fa realmente presente nelle nostre vite. Noi certe volte pensiamo che sia tutto spirituale, i più grandi direbbero che è tutto platonico, che rimane tutto nel mondo delle idee. Invece Dio si è fatto presente nella nostra vita concreta! Gesù è venuto a parlarci di Dio concretamente. Ci sono persone che lo hanno conosciuto come Dio vero e hanno visto Gesù, duemila anno fa! Era lì presente nel nostro mondo, camminava sulle nostre strade. Ci ha parlato di Dio e ha parlato dell’uomo, ci ha spiegato come dovevamo vivere, a che cosa eravamo chiamati, qual era la nostra vocazione. Quando gli angeli vedono gli apostoli che stanno così, dicono: “Uomini di Galilea, perché state guardando il cielo?”.
Vedete, noi abbiamo un segno particolare: i cristiani si riconoscono attraverso la croce. Tante volte abbiamo detto: la croce è il segno dell’ amore che Dio ha voluto darci attraverso Gesù, il quale ha dato la sua vita. La croce è un grande segno, perché in lei abbiamo un legame con Dio e un legame con i nostri fratelli. Quando gli angeli vengono e dicono: “Uomini di Galilea, perché guardate sempre il cielo? Cosa state aspettando per essere nel mondo?”, è perchéGesù stesso, prima di essere elevato al cielo, ha mandato gli apostoli in missione! Ha detto agli Undici: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”.
Quello che viene detto agli apostoli, viene detto a tutti i discepoli, a noi! Due sono gli inviti principali, importanti: il primo che la nostra natura umana è stata ascesa al cielo, quindi anche noi uomini, un giorno, siamo chiamati, non con il nostro corpo, ma con la nostra anima – e poi con il nostro corpo glorioso – ad andare in Paradiso: il cielo è la nostra destinazione. Abbiamo Gesù che ci invita ad andare in cielo. Ma, nello stesso tempo, ci chiama a raccontare quello che è successo, a dire il Vangelo, a portare a tutti la buona notizia.
Qual è la buona notizia per noi? Che abbiamo conosciuto Gesù; e che Gesù ci dà delle risposte importanti per la nostra Vita, ci dà il senso della vita, il perché siamo qui sulla terra.
Allora, dobbiamo farci una domanda, noi come comunità, dobbiamo fare una domanda a ciascuno di noi: ma io sto raccontando quello che vivo con Gesù? Io sto portando la buona notizia? Sto portando il Vangelo, la buona novella nella mia famiglia, al lavoro? O non sto facendo quello che è l’invito di Gesù a ciascuno di noi?
Nelle settimane precedenti abbiamo parlato del frutto, di stare attenti a non essere cristiani sterili, una comunità cristiana sterile. Oggi Gesù ci dice: “Andate e raccontate la buona notizia! Andate ed evangelizzate!” . Questa è la chiamata che ciascuno di noi ha. La nostra comunità evangelizzerà, se ciascuno di noi evangelizza. La nostra comunità porterà la buona notizia, se ciascuno di noi porta la buona notizia. La vocazione, l’invito di Gesù non è rivolto solo agli uomini di duemila anni fa, è un invito a ciascuno di noi, ora!
Questa pandemia ci ha messo anche davanti la morte. E tutti noi ci siamo fatti delle domande e abbiamo reagito in un certo modo davanti a questa morte. Per il cristiano la morte, l’abbiamo detto tante volte, è una pasqua, è un passaggio, è una chiamata al cielo. Eppure spesso noi abbiamo paura, abbiamo paura per la nostra salute, per il nostro corpo fisico; ma pensiamo anche alla nostra anima o no?
Allora l’invito di oggi è duplice: uno, a curare la nostra anima perché siamo chiamati ad andare in cielo; e l’altro, a vedere anche i nostri fratelli, perché annunciamo la buona notizia non solo con le parole, ma essendo anche credibili. E il Vangelo cosa ci raccolta? Come amare! Quindi siamo chiamati ad amare.
Dunque oggi c’è proprio il segno della croce: l’invito al cielo e l’invito a vivere con gli altri. Avete sentito la seconda lettura: “Siamo chiamati a vivere con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandoci a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace”.
Gesù non ci abbandona nel nostro cammino. Noi adesso ci prepariamo alla Pentecoste, al momento dell’arrivo del Santo Spirito, questo Spirito che ci deve accompagnare nella nostra vita a vivere come ci viene detto nella seconda lettura da san Paolo; per poter vivere questo amore, per poter vivere questa speranza, noi dobbiamo vivere di questo Spirito Santo che Gesù ha donato a ciascuno di noi.
Allora vi invito, come comunità, e invito ciascuno di voi, a iniziare la novena di Pentecoste, che ci porterà a pregare ogni giorno per ricevere lo Spirito. Lo dovremmo fare tutto l’anno! Dovremmo iniziare la nostra giornata invocando lo Spirito. È il mezzo che ci deve aiutare in questo mondo a vivere come Gesù ci ha insegnato.
Guardando il cielo e guardando i nostri fratello: questa è la vocazione del cristiano. “Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice il Signore. “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Amen