L’acqua della nostra umanità trasformata da Cristo in amore
Ci ritroviamo questa domenica con la terza manifestazione di Gesù: la prima è stata l’Epifania, la seconda il Battesimo di Gesù, domenica scorsa; e adesso le nozze di Cana. Questo segno del cambiamento dell’acqua in vino si chiama il principe dei segni: è l’inizio della manifestazione di Gesù al mondo attraverso i segni, attraverso i miracoli.
A noi non interessa il fatto di cronaca, non ci interessa questo ‘”rapporto di un miracolo”; nel senso che non è come quando andiamo a guardare una trasmissione perché parla di miracoli, non è questo che ci interessa. A noi interessa capire in che senso questo Vangelo parla alla nostra vita. E lo si capisce, come sempre, dalla prima lettura. Il profeta Isaia ci dice: “Nessuno ti chiamerà più Abbandona, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia, e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra uno sposo”. La relazione che abbiamo con Dio è una relazione sponsale: come l’amore tra un uomo e una donna, la stessa cosa è tra Dio e il suo popolo, tra noi e Dio.
Ora, che cosa succede in questo matrimonio? È Maria che se ne rende conto, si gira verso suo Figlio e gli dice: “Non hanno più vino” . Il vino, nella Bibbia, è la gioia, è l’amore, è la passione. Se di quella coppia lì ci e detto: “Non ha più vino” vuol dire che non c’è più amore, non c’è più passione. Questa succede. Succede tante volte nelle nostre famiglie. Ma succede anche nella nostra relazione con Dio: tante volte manca questo vino, manca questo amore, manca questa passione! È quello che succede anche alle nostre comunità, basta vedere quando nelle nostre messe si è spettatori, non si è partecipi di quello che sta succedendo. Tante volte riempiamo le nostre preghiere di parole, ma non c’è quella passione dentro, non c’è quell’amore! Siamo un po’ come quelle anfore di cui si parla nel Vangelo . Che cosa dice Gesù: “Riempite d’acqua quelle anfore”. Erano le anfore per la purificazione, per il rito. Voi sapete che c’erano dei riti per gli Ebrei, prima di mangiare: dovevano purificarsi e avevano bisogno di queste anfore. Ma quelle anfore erano vuote!
L’acqua che hanno versato dentro è la nostra umanità, è tutto quello che noi possiamo mettere; poi Gesù la trasforma. Cosa succede nel Vangelo? “Maria dice: ‘Qualsiasi cosa vi dirà, fatela’“. Anche a noi, quando manchiamo di quell’amore, quando manchiamo di quella passione che dovrebbe esserci, Maria ci sta dicendo: obbedite alla sua parola, mettetevi in ascolto!
Tante volte, e ne siamo consapevoli, noi non sappiamo più metterci in ascolto della Parola. Tante colte le nostre parole sono vuote, entrano ed escono. Tante volte usciamo da questa chiesa senza neanche ricordarci: “Che cos’era il Vangelo di oggi?”, perché è passato via così. Allora, se noi vogliamo obbedire a questa Parola – obbedire significa metterla in pratica, viverla – , dobbiamo metterci in ascolto! Dobbiamo saperci fermare, dobbiamo saper pregare in un certo modo. E, ripeto, pregare, non è solo dire delle preghiere, riempire questo tempo di parole. Bisogna saper ascoltare quello che il Signore ci vorrà dire.
In questa storia, Gesù chiede che venga versata l’acqua nelle anfore. E chiede a ciascuno di noi di mettere quello che siamo! L’acqua rappresenta la nostra umanità . È cosa che lui trasforma quest’acqua in vino, trasforma la nostra umanità! È bello quello che siamo, ma è ancora più bello quello che dobbiamo essere, quello che siamo chiamati a essere!
Allora, iniziare l’anno con questa promessa, iniziare l’anno rendendoci conto di che cos’è la nostra chiamata, iniziare l’anno capendo che noi dobbiamo sempre più metterci in ascolto, è importante. È importante perché non lo facciamo per noi stessi: lo facciamo per i nostri figli, lo facciamo per questo mondo. Che cristiani siamo, se abbiamo le nostre giare vuote? Se la nostra vita è vuota, se le nostre relazioni tra di noi sono vuole? Abbiamo bisogno di trasforma l’acqua in vino, abbiamo bisogno di trasformare tutto questo in passione, in amore. È questo l’invito del Vangelo di oggi.
E sono proprio contento che oggi, con questa chiamata da ascoltare, da obbedire, in cui metterci in gioco, abbiamo anche quattro bambini che oggi faranno la vestizione. Oggi quattro bambini diranno davanti a noi che si vogliono mettere a servizio di questa comunità. È bello che già da piccoli inizino a mettersi a servizio, che già abbiano capito che hanno ricevuto tanto, fin da piccoli hanno già ricevuto tanto. E vogliono mettere in pratica quello che hanno sentito, vogliono vivere questo servizio per ciascuno di noi.
Accogliamo questa loro volontà. E la benediciamo.