La vera ricchezza
Siamo davanti a un Vangelo davvero un po’ particolare: viene lodato un amministratore disonesto.
Avete capito quello che succede in questo Vangelo? C’è un uomo che amministra i beni di un altro, di un uomo sicuramente ricco, tanto che ha un amministratore che si occupa dei suoi soldi. Questo padrone a un certo punto si rende conto che il suo amministratore ha sperperato i suoi beni, non li ha saputi amministrare, e lo chiama: “Vieni a raccontarmi bene quello che hai
fatto, perché d’ora in poi non amministrerai più i miei soldi”. Questo comincia a pensare e dice tra sé : “Ma io, senza quel lavoro, cosa faccio? Non mi va di zappare, né tanto meno di mendicare… Devo assolutamente farmi degli amici”. E allora cosa fa? Va dalle persone che devono dei soldi a questo suo padrone e dice al primo: “Tu devi cento? Adesso devi cinquanta”. E a un altro: “Tu devi ottanta? Adesso devi quaranta“, e così via. Alla fine, proprio quando noi non ce l’aspettiamo, il padrone gli dice: “Bravo!”, perché così si è dimostrato scaltro nell’amministrazione. Ce lo dice anche Gesù, raccontando questa storia.
E allora uno direbbe: non ho ben capito qua! Questo tizio amministra male, poi riduce abusivamente i debiti nei confronti del padrone e Il padrone, che non dovrebbe essere affatto contento, lo loda e Gesù ce lo mostra come esempio! Cerchiamo dunque di capire insieme che cosa Gesù ha voluto dirci.
Gesù ci parla di due ricchezze diverse: la ricchezza e la ricchezza disonesta. Non so se avete capito qual è l’una e qual è l’altra. C’è quella che lui chiama la vera ricchezza: voi sapete benissimo, soprattutto voi qui ai primi posti, insieme ai volti belli dei bambini, che il tesoro più grande ce l’avete davanti: sono i vostri figli. Il tesoro più grande è l’amore! È questa la vera ricchezza di cui parla Gesù.
Quando parla invece di ricchezza disonesta, sono i soldi. Cosa fa il nostro caro amministratore? Ha capito che è più importante la misericordia cioè farsi degli amici. L’amicizia è un elemento dell’amore. Per questo lui comincia a costruire delle relazioni. Gesù ci sta dicendo che la cosa più importante della vita è l’amore. Ecco perché abbiamo un Dio “misericordioso”: perché cerca di far crescere l’amore in noi. Questa è la nostra chiamata all’inizio di quest’anno. È bello questo Vangelo, perché ci mette davanti qual è il nostro Dio, dietro a cosa stiamo camminando; qual è il tesoro che è nel nostro cuore.
Se invece per noi il tesoro è la ricchezza dei soldi e stiamo solo cercando questo, è proprio quello di cui parla Gesù quando avverte che non si possono avere due dei! O cerchiamo qualcosa di materiale, o creiamo relazioni, dove l’umanità è al primo posto dentro di noi, dove ci rendiamo conto che tutto quello che abbiamo, l’abbiamo solo ricevuto! Pensate, anche la vita stessa! Nessuno di noi può alzarsi e dire: “Io ho scelto di vivere”. Nessuno di noi l’ha scelto! Quindi abbiamo in mano da custodire la nostra vita che è un dono dall’inizio!
Dall’inizio è un dono, e ce lo ricordiamo perché abbiamo qui qualcosa che ci ricorda che la vita non ce la siamo dati da soli, che fino un certo momento eravamo legati alla nostra mamma. Ecco, ricordiamoci che c’è un cordone ombelicale ancora più grande, che ci lega a Dio. E noi siamo i custodi di questo bene che abbiamo ricevuto. E come custodi, come amministratori di questa nostra vita, in quale modo vogliamo vivere? È lì la domanda essenziale del Vangelo di oggi: come vogliamo vivere questa vita che abbiamo ricevuto in dono, che non è nostra, ma che amministriamo? È lì che dobbiamo decidere come costruire la nostra vita.
La società tante volte non ci avverte che il mondo che vediamo è preso dalle cose, da quelle cose che generano violenza, dall’economia dove il più debole viene schiacciato dal più forte. Ma noi siamo chiamati a creare nuove relazioni, dove la cosa principale è l’amore per l’altro. Proprio perché abbiamo ricevuto solo in custodia questi beni.
Allora è bello poter iniziare l’anno così , rendendoci conto che abbiamo un dono grandissimo tra le mani e che lo dobbiamo custodire in un certo modo; e che ognuno di noi ha l’autonomia e la libertà di scegliere!
E abbiamo l’autonomia e la libertà anche di educare i nostri figli in un certo modo. A scuola, a casa o dovunque, al lavoro, siamo chiamati o a costruire relazioni; o a distruggere relazioni, perché al centro non abbiamo messo l’altro, non abbiamo messo Dio, ma abbiamo messo noi stessi, abbiamo messo la ricerca dei soldi o qualsiasi altro dio che ci siamo creati.
La vita è fatta di scelte. La vita ci è donata, ma poi siamo noi a scegliere quale vita.
Ecco quello che il Signore oggi ci lascia. Chiediamogli allora di aprire sempre più il nostro cuore alla sua volontà, una volontà che è fatta di amore, di voler amare. Voler amore certo non è facile perdere vuol dire che noi non siamo più al centro di tutta la nostra vita: ma è l’altro, quello con la grane “A” di Dio, e quello con la piccola “a” della persona che ho vicino, che diventa il centro della nostra vita. Chiediamo veramente al Signore di aprirci il cuore. Amen