Immersi nella vita di Cristo
Stavolta è una messa un po’ internazionale! Avete voluto un parroco internazionale; e quindi, è così.
Oggi ci ritroviamo davanti a un Vangelo particolare. Gesù è in cammino, ci dice il Vangelo, verso Gerusalemme; e noi sappiamo bassissimo cosa vuol dire il Vangelo con queste parole: Gesù cammina verso la sua morte. Sa benissimo che dovrà dare la vita. Ma è anche immagine della nostra vita: anche noi siamo in cammino; ma il nostro è il cammino verso la Gerusalemme celeste. Tutti noi siamo chiamati un giorno a raggiungere il Padre. Lo sappiamo, noi cristiani, che la nostra vita è un cammino: noi non ci fermiamo, non siamo persone immobili. La fede è qualcosa di dinamico: e noi, allora, ci mettiamo come nel Vangelo, in cammino.
Ora, su questo cammino, Gesù incontra dieci lebbrosi. I lebbrosi erano persone messe completamente da parte dalla comunità, per due motivi: uno, a causa della malattia, perché la gente aveva paura di essere contagiata; due, per un motivo spirituale, perché si pensava che i lebbrosi avevano questa malattia perché erano peccatori, e quindi erano messi da parte come impuri. Persone dunque totalmente escluse dalla comunità!
E questi dieci lebbrosi gridano: “Maestro, abbi pietà di noi!”. E “appena li vide”, dice il Vangelo, Gesù in fretta dice loro: “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. Non li guarisce subito: chiede loro di andare a presentarsi ai sacerdoti. All’epoca il sacerdote era quello che doveva sancire se potevi rientrare o no nella comunità, se eri puto o impuro. E i dieci, che non sono ancora guariti, sulla parola di Gesù, vanno dai sacerdoti e, sul cammino, vengonoguariti. Dice la Scrittura: mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, uno dei dieci, vedendosi guarito, torna indietro “lodando Dio a gran voce, e si prostra ai piedi di Gesù per ringraziarlo”. Ma Gesù osserva: “E gli altri nove dove sono?”. E gli dice: “Alzati e va; la tua fece ti ha salvato”. Gli altri sono guariti, quell’uomo è salvato: sono due parole diverse.
Qual è l’insegnamento per noi? L’inserimento è semplice: non sono le regole, non sono la dottrina che ti guarisce, che ti salva: è la relazione con Gesù. Ciò che salva quell’uomo è la sua relazione con Cristo! Poi, certo, tutto il resto non viene tolto, neanche da Gesù. Gesù difatti gli dice: “Vai dai sacerdoti “. Ma quello che cambia, che cambia il tutto, è la sua relazione con Cristo.
Così nel Battesimo: noi siamo chiamati a essere immersi nella vita nuova, nella vita di Cristo. La parola “battesimo” significa immersione. Veniamo immersi nella vita divina, nella vita di Cristo. Proprio come quest’uomo che radicalmente cambia, perché capisce che il senso della sua vita è Cristo. Noi possiamo sapere tutta la dottrina a memoria, ma se non c’è questo legame con Cristo, rimane solo qua in testa, ma non tocca il mio cuore, non tocca la mia vita!
È la stessa cosa per questi bambini ; oggi verranno immersi nella vita di Cristo! Muoiono al peccato, per risorgere in Cristo, alla vita nuova.
Ma poi dovranno essere accompagnati dai genitori, dal padrino, dalla madrina, per continuare a vivere in questa vita di Cristo. Ma a noi cosa succede? È che ce ne dimentichiamo! Ci dimentichiamo che siamo stati immersi nella vita di Cristo! I nostri padrini, i nostri genitori forse ci hanno accompagnato, ma un certo momento, noi grandi, dobbiamo farcela da soli, dobbiamo continuare questa vita nuova: ed è una vita di relazione, è una vita di accoglienza; è una vita in cui io vivo l’amore di Cristo con i miei fratelli! Se no, non ha senso.
(Interviene un sacerdote in lingua ispanica. Poi il parroco riprende l’omelia in lingua francese). Amen