Il seminatore
Oggi sarò rapido perché, come avete sentito, è Gesù che ha fatto l’omelia per noi.
“Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà la mia parola uscita dalla mia bocca”:
La prima lettura, del profeta Isaia, ci ricorda che la parola di Dio è seme per noi. Ed è per questo che Gesù parla del seminatore.
Non parla di un seminatore, parla del seminatore, il seminatore. È bello pensare, vedere, immagine Dio come un seminatore, cioè come una persona che manda in continuazione, sempre, la sua ricchezza, le sue grazie, la sua bellezza ad ognuno di noi.
Dico bene: a ognuno di noi. Forse siamo il terreno roccioso, o i rovi, o la terra fertile, o quella della strada; non lo so. Ciascuno guardi il proprio cuore. Nella nostra vita forse siamo un po’ tutto questo, dipende dai momenti: terra fertile in un certo momento, terra più rocciosa in un altro. La cosa bella è che Dio non va a guardare e non dice: “No, do la parola solo al tale, perché è degno”, ma a ciascuno di noi manda queste larghezze, dà questa grazia! La parola è questo seme, che distribuisce a tutti. Sta a noi di accoglierla nella nostra vita, sta a noi di trasformare questa parola in qualcosa di grande e di bello per la nostra vita. Sta a noi saperla accogliere, aprire il cuore, come abbiam sentito anche nel Vangelo da parte di Gesù. È riprendendo la profezia di Isaia, che Gesù ci dice: “Udirete, sì, ma non comprenderete; guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile “.
Sappiamo quanto questo può succedere all’interno delle nostre comunità, all’interno della nostra propria vita! Quante volte il nostro cuore è stato insensibile alla parola di Dio. Quante volte noi usciamo da questa chiesa non trasformati dalla parola! E invece sapete che la parola di Dio è una spada a due tagli, che dovrebbe entrare dentro di noi, dovrebbe trasformarci! Si tratta di una parola di vita, quella vita che spesso noi non viviamo, perché non ne siamo presi; eppure è dal Battesimo che noi in questa vita siamo immersi! Ed è questo che noi vogliamo riscoprire, ed è di questo che noi vogliamo accorgerci. Perché noi siamo chiamati a portare frutti.
La bellezza della vita cristiana è che non dobbiamo vivacchiare, ma dobbiamo vivere! E il Signore ci dà la parola di Dio per accompagnarci. La parola e lampada per i nostri passi ! Non siamo abbandonati, non siamo soli. Ci viene data la parola per accompagnare la nostra vita insieme ai sacramenti.
La presenza di Dio nella nostra vita è continua.
E, ancora una volta, oggi ricordiamo: Dio viene definito come il seminatore, è quello che sta lì sempre a seminare nel nostro cuore. Allora accogliamo questo seme, cerchiamo di diventare sempre di più una terra fertile, perché il nostro compito, la nostra vocazione più grande è portare frutto. Ed è questa la meraviglia: “Questi dà frutto è produce il cento, il sessanta, il trenta per uno”.
Cero, non tutti saremo uguali, non tutti daremo lo stesso frutto, ma tutti possiamo dare frutto. Che meraviglia! Che vocazione! Che gioia di essere cristiani, di poter portare questa parola per diventi realtà, per viverla qui, incarnarla. Noi siamo la spiritualità dell’Incarnazione. Ricordatevi che Dio è si è fatto uomo. E noi siamo chiamati a essere qui questo raggio di luce sulla terra. Anche noi siamo chiamati a incarnare questa parola. Ed è questa la bellezza della nostra vita. Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo, chiunque trova lui, ha la vita eterna. Amen