Un linguaggio universale
Oggi è il capodanno liturgico: è una grande festa, è la festa di Cristo re dell’universo.
Come lo immaginiamo un re? Come capisco che uno è un re? Lo capisco perché ha in testa una corona, E perché porta un mantello rosso. E poi, dove si siede un re? Sul trono. Noi un re lo immaginiamo così: la corona, il mantello, il trono. Infatti abbiamo visto poco tempo fa re Carlo d’Inghilterra esattamente così, come abbiamo raccontato: con la corona, il mantello, il trono.
Ma Gesù l’avete mai visto così? Ha anche lui la corona? Sì, ma ha una corona di spine. E il trono, qual è il trono di Gesù? Il suo trono è la croce. E il mantello? A un certo punto gliene danno uno per deriderlo, ma è nudo sulla croce. Questo è il nostro re, guardate che differenza! È strano, no? Molto strano. E noi oggi festeggiamo Cristo re, non re di un paese, ma re dell’universo! Quindi re di tutti, di tutto! Adesso cerchiamo di capire come.
Qual è il potere di Gesù, come regna? Regna con la forza? No, Gesù regna con l’amore.
Ecco perché il Vangelo di oggi, Matteo 25, ci è stato regalato, a noi come chiesa; ed ecco perché dovreste tenerlo sempre nella vostra stanza è rileggerlo ogni mattina. Vi ricordate cosa dice? “Quello che avete fatto a uno di questi piccoli, l’avete fatto a me”. “Quando avevo fame, quando avevo sete, quando ero nudo voi mi avete dato da mangiare, da bere, mi avete vestito; quando ero straniero mi avete accolto”. Matteo 25.
Voglio raccontarvi come madre Teresa ha cambiato vita. Un giorno, uscendo, ha incontrato un uomo che ha detto: “Ho sete“. E sapete chi ha detto: “Ho sere“? Gesù sulla croce. Infatti in tutte le case di madre Teresa c’è un crocifisso con scritto vicino: “Ho sere”. Quel giorno Madre Teresa ha preso coscienza che Gesù era lì, in quel povero. E questo le ha cambiato la vita.
Opportunamente la Chiesa, nella sua saggezza, per la grande festa di Cristo re dell’universo, ci mette questo Vangelo. Attenzione: anche perché la nostra fede è una fede incarnata. Noi tra poco festeggeremo il Natale. La settimana prossima inizierà l’Avvento, appunto per prepararci alla solennità del Natale, il grande evento di Dio che si incarna, che si fa presente nella nostra vita! Questo è il Natale, questa è la nascita di Gesù. Un evento che ci fa capire una cosa importantissima: che dobbiamo stare molto attenti, che possiamo fare tutti i riti che vogliamo, ma, se non amiamo, tutto questo è vuoto, tutto questo è teatro, non è nient’altro che teatro. O una ideologia. Se non c’è l’amore, non c’è nulla! Non c’è nulla!
Dio si fa debole, si fa nudo, è ferito. Si dona. Muore. Dio è tutto questo, è sulla croce, è lì che regna, è lì che si dona. E chiama ciascuno di noi a fare la stessa cosa: a donarci. A toglierci quei vestiti che ci mettiamo! No, non vi chiedo di venire nudi, ma di toglierci tutto quello che usiamo per difenderci, per rinchiuderci nel nostro egoismo!
Oggi è la festa di Cristo re, ma la festa di Cristo re è la festa dell’amore, della povertà, della semplicità, di tutto quello che Gesù ha cercato di insegnarci. Il capodanno liturgico ci porta a toccare con mano l’essenziale. L’essenziale è l’amore! Perché, quando tutto sparisce, quando moriamo, cosa rimane di noi, se non quell’amore che abbiamo vissuto? È questo che Gesù ci insegna! Noi possiamo occuparci di tante cose, ma è questo l’essenziale. E questo è qualcosa di universale, come linguaggio! Lo possiamo dire a qualsiasi persona, anche a un non credente, perché l’amore tocca, arriva, è chiaro. L’amore è un linguaggio universale. Ed è questo che Gesù è venuto a insegnarci. Ecco perché è re dell’universo! Ed entra nel cuore di ciascuno di noi. E noi ci dobbiamo impegnare a cercare di vivere, di concretizzare questo Vangelo, che è importantissimo per tutti noi. Dobbiamo meditarlo, lo dobbiamo rileggere!
Quante volte una persona debole era lì vicino a noi e noi non l’abbiamo guardata! Quante volte non le abbiamo detto neanche una parola, non l’abbiamo guardata negli occhi, non le abbiamo parlato. Quante volte quella debolezza accanto a noi l’abbiamo rifiutata!
E più siamo nel benessere, più siamo egoisti. Più siamo nel benessere, e meno vogliamo vedere la sofferenza che esiste in giro e accanto a noi.
Questo Vangelo è al centro della nostra fede, perché una fede che non si concretizza non è fede! Noi siamo cristiani e abbiamo una fede concreta. Dio si è incarnato e noi dobbiamo incarnare questa nostra fede.
Non è facile, perché abbiamo sempre la tendenza a scappare. Non è facile, perché rischiamo, come Ponzio Pilato, di lavarci le mani davanti a tutto quello che succede. Non è facile, è vero, ma è possibile: se ci sentiamo amati! E se vogliamo amare. Perché il Signore non ci lascia orfani. Il Signore ci ha donato lo Spirito d’amore: lo Spirito Santo che ci accompagna e ci guida. Questo deve riempire il nostro cuore.
Per tutto questo ci vuole preghiera. E ci vuole volontà di mettere in pratica la Parola. E, ancora, ci vogliono occhi, per vedere gli altri. Solo così anche noi faremo regnare Cristo sulla nostra vita. Il resto, passa.
Allora chiediamo veramente al Signore di farci sentire questo suo amore.
Se non incarniamo la nostra fede, la nostra fede è vana. Amen