Chi rimane in me, e Io in lui, porta molto frutto
Come sempre Gesù utilizza esempi della vita quotidiana. Per noi, che siamo cittadini e non agricoltori, gli esempi che Gesù ci dà ci possono sembrare forse un po’ lontani, ma in questo caso è facile capire, dato che tutti sappiamo cos’è una vite e cos’è un tralcio; e sappiamo anche che il tralcio, se non è collegato alla vite, muore. È l’esempio che fa Gesù, parlando di noi e dei suoi discepoli: dice che noi siamo quei tralci, che devono rimanere attaccati alla vite; e che la vite è lui: “Io sono la vite, voi i tralci”. E avete sentito: “Senza di me non potete far nulla” : noi non possiamo fare nulla senza Gesù, senza essere attaccati a lui.
Ma cosa significa essere attaccati a Cristo? Che cosa significa questo attaccamento a Dio che noi tutti dovremmo avere? Ce lo dice la seconda lettura:
“Figlioli, non amiamo a parole, né con la lingua, ma con i fatti e nella verità“.
Questo argomento lo abbiamo affrontato tante volte. Il cristianesimo non è un qualcosa di ideologico, non è qualcosa che rimane nel mondo delle parole e delle idee, ma la nostra è una fede incarnata! Come Dio si è incarnato nel nostro corpo, come Dio si è incarnato nella nostra vita entrando in relazione con noi, così la nostra fede è una relazione! Una relazione d’amore: questo è essere cristiani. Ma “non amiamo solo a parole, con la lingua”; e sappiamo quanto sia facile dire le cose. Ma sappiamo quanto invece sia difficile vivere realmente ciò che noi proclamiamo. Questo vale per tutti, tutti noi, tutti noi che siamo qui, me compreso: quello che io dico, lo prendo dalla parola di Dio; ma viverlo è un’altra cosa!
È importante però vivere quello che questa parola ci dona. La parola di Dio è lampada sui nostri passi, illumina la nostra vita; cerca di farci capire il senso della nostra vita.
E appunto, cosa ci dicono oggi le letture, cosa ci dice il Vangelo di oggi? Ci dicono che noi siamo chiamati a portare frutto. Non ce ne dobbiamo dimenticare mai! Perché tante volte siamo diventati solo degli spettatori. Ci sediamo qui e guardiamo lo spettacolo: sì, la parola eterna, sì il prete parla bene, ma cosa mi rimane dopo, di tutto questo? Come vivo questa mia vita con Cristo? È questo che è più importante: cosa mi rimane? Come vivo la vita di tutti i giorni? Come Cristo tocca la mia vita è ne dà il senso? Quali passi mi fa fare, quali decisioni mi fa prendere? Dove sta Gesù nell’educazione dei miei figli, nel mio modo di lavorare? Sono queste le domande che noi dobbiamo farci sempre. Perché è lì che devo trovare la risposta, è lì che devo trovare il senso di ogni mio passo. È attraverso di lui, della sua parola, della sua presenza nella mia vita, che avviene un cambiamento reale del mio vivere.
Vedete, anche il confessionale serve a questo, perché mi obbliga a riflettere, a vedere dove il peccato ha prevalso sul mio agire o dove ha agito il Signore. Confessarmi mi permette di riprendere la mia vita e di capire meglio la mia direzione, mi aiuta a fare il punto e a riprendere il cammino. Così come la preghiera serale, che mi fa riguardare, prima di dormire, la mia giornata, e mi fa ringraziare per quello che è stato, e mi fa chiedere anche perdono, se qualcosa non è andato come avrebbe dovuto andare, se ho agito come non avrei dovuto agire.
Noi lo sappiamo, la nostra vita è fatta di tanti sì e di tanti no. E questi sì a chi li dico? È questi no a chi li dico? Tutta la mia vita è un riflettere su questo: perché, o costruisco questa mia vita come un cammino verso il cielo, o la costruisco come una discesa verso il basso. Ed è facile la discesa. Sappiamo invece quanto possa essere difficile la salita. Ma non è sempre sacrificio e sofferenza e sappiamo anche che quel sacrificio che faccio, quel dolore che a volte questa ascesi mi fa provare, mi porta una felicità più grande. Penso, per esempio, a chi ha famiglia: non è semplice avere una famiglia: si fanno tanti sacrifici per la famiglia! Ma nello stesso tempo la bellezza dell’amore vissuto nella coppia e con i figli, ti dà cento volte di più che il rinchiudersi su se stessi, nel proprio egoismo; cosa che sembrerebbe più facile: è così facile, mi chiudo in me stesso e non mi ferisce niente. Ma il vivere l’amore, invece, mi porta tanta gioia, ben diversa dal sentimi al centro del mondo, ripiegato su me stesso.
Allora, questa è la vita cristiana, un eterno cercare di arrivare alla meta. E, per questo, ogni mia decisione, ogni scelta che faccio mi deve orientare verso di là.
E se sbaglio? Se sbaglio, posso riprendere il cammino. Anche questa è la bellezza del cristianesimo: che Dio crede in te più che tu in te stesso. Dio ti ama infinitamente di più di quanto ami te stesso. E lui ha più fiducia in te perché sa che tu ce la puoi fare! Tu ce la puoi fare!
Non dobbiamo pensare che ci sia una vita diversa per i santi e che noi, gente comune, non ce la faremo mai. No! Perché, l’abbiamo sempre detto, come facciamo alla festa di Ognissanti del primo novembre, quando ricordiamo che la santità è vocazione universale! È la chiamata di ognuno di noi! E questa chiamata l’abbiamo ricevuta nel Battesimo. Quindi tutti siamo chiamati a questo! E ricordiamo che al nostro matrimonio abbiamo detto che la nostra via di santificazione, ora, la vivi amo con il nostro marito e con la nostra moglie. Questa è la via di santificazione per noi sposi.
“Rimanete in me e io in voi”, dice il Signore. “Chi rimane in me porta molto frutto”.
Oggi dobbiamo ricordarci due cose importanti: il cercare di rimanere nel Signore, cioè vivere quello che ci chiede, scoprire il suo amore nella nostra vita: questo è il rimanere in lui.
Il secondo punto è che nella mia vita ho un obiettivo: quello di portare frutto. Non devo solo fiorire: da questi fiori poi deve nascere il frutto. È meraviglioso, in questo momento di primavera in cui vediamo il rinascere della natura, immaginare la nostra vita così: proprio quell’immagine lì, noi questo vogliamo per noi. Ed è bello!
E un giorno potremo forse chiudere gli occhi dicendo al Signore: ho provato a vivere e rimanere in te, questi sono i frutti, sono attorno a me, li vedo, li posso contemplare! Ti ringrazio di avermi dato questa possibilità. Amen