23 giugno  2024 d  XII domenica del tempo ordinario

Passiamo all’altra riva

“Passiamo all’altra riva”,  prendiamo il largo. È  l’invito che il Signore ci fa . È  l’invito che il Signore fa nella nostra vita, sempre!  Se noi siamo cristiani, è  perché abbiamo deciso di passare all’altra riva!

Ricordatevi  chi è stato a passare all’altra riva, vincitore: gli Ebrei! E questo è il nostro cammino,  quello della liberazione, quello di andare all’altra riva.  L’invito che il Signore fa oggi è un invito che fa a ciascuno di noi.  Il cristiano non rimane sulle sue difese, là dove è protetto, sulla riva perché è sicuro che non andrà da nessuna parte, perché lì è difeso e tranquillo: ma sono le sue difese, la sua tranquillità,  il suo piccolo mondo.  Il Signore ci chiede di uscire da lì,  da quella falsa tranquillità,  da quel piccolo mondo che noi ci creiamo. il Signore ci chiede di prendere il largo! Ecco perché all’oratorio abbiamo scritto bene in grande: Duc in altum, prendere il largo:perché è un invito sempre continuo questo. Noi non siamo mai arrivati a essere pienamente liberi, a essere veramente giusti, a essere in pace. È  un cammino continuo, una liberazione continua. Prendere il largo, andare all’altra riva: è un invito grande per ciascuno di noi! Un invito alla speranza più  alta, non a rimanere nel nostro piccolo mondo, che è  così facile. E questo accade anche ai credenti, che si richiudono nelle loro piccole pratiche, nel loro modo o di fare, nel loro orario: le piccole cose che mettono una dopo l’altra,  pensando che questo li fa cristiani; ma il cristianesimo ci chiede di alzarci, ci chiede di andare avanti,  di cambiare lingua! Il cristiano tranquillo, il cristiano borghese è un cristiano che non ha capito niente.  Il cristianesimo ci chiede di alzarci! “Alzati e cammina” dice il Signore.  “Prendi il tuo lettuccio è vai”. Lungo tutto il Vangelo  il Signore ci chiede di alzarci. È il senso stesso della Risurrezione: alzarsi! Non rimanere nelle nostre certezze piccole, non rimanere nella nostra piccola vita.  Non è possibile, questo.  Fermarsi nelle nostre case, forse dietro i nostri portoni: questa è la nostra vita,  anche la vita di fede.  Così non può  andare. E  questo vale per i piccoli e i grandi,  per i giovani e gli anziani: tutti siamo chiamati ad alzarci.  Come ripete papà Francesco ai giovani: “Non state sul vostro divano!”. Non è più possibile  rimanere seduti a guardare le cose che vanno avanti.  Siamo tutti chiamati a essere protagonisti di questa vita, di questo mondo, per costruire il regno di Dio! Il Signore chiede a ciascuno di noi, secondo la nostra vocazione,  di lavorare nella sua vigna. Tutti siamo operai di questa vigna, tutti siamo chiamati ad esserlo! Non possiamo rimanere solo spettatori!

I discepoli vanno, prendono Gesù,  dice il Vangelo: “Lo presero con sé “, e questafrase nasconde anche altri sensi. Come “prendiamo il Signore” nella nostra vita”? Come lo accogliamo? Perché è talmente facile farci un Dio a nostra immagine e somiglianza, lo vogliamo così  è così  lo mettiamo nella nostra vita. Ma ricordatevi sempre che il Signore, che è  stato chiuso nel sepolcro, ha rovesciato la pietra. E se voi pensate di mettere il Signore nel vostro sepolcro, lui rovescerà sempre quella pietra. Lui non entra in quel sepolcro che voi avete fatto, che noi facciamo: perché ci accontentiamo del Dio che vogliamo noi e lo mettiamo lì.  Non è così.  Quando Dio entra nella tua vita, rovescia la tua vita! Altrimenti, se non lo fa, vuol dire che non è entrato. Non e  entrato! Perlomeno non è entrato nella tua vita il nostro Dio, non è  Gesù Cristo, non è quello che è morto e risorto per noi, no! Sarà un altro. Sarà  qualcuno cui mettere un fiorellino alla tomba, tranquillo, che non mi disturba, anzi, come ho detto tante volte, è  come la macchinetta del caffè: faccio la mia preghierina e lui fa quello che ho chiesto.

Dio non mi ascolta: io chiedo questo e  lui non lo fa! Ma che Dio è,  questo qui?  L’abbiamo chiuso nel nostro piccolo sepolcro, nel nostro piccolo mondo, nella nostra piccola vita,  o abbiamo realmente preso il largo e stiamo davvero seguendo lui?

Cosa significa che “Lo prendono sulla loro barca”? È una frase ambigua. E Gesù dorme. Gesù è tranquillo. E c’è la tempesta. Il vento, le onde, l’acqua che entra nella barca.

Quante volte questo è successo nella nostra vita, quante volte ci sono stati venti, tempeste , acqua che entrava da tutte le parti, quante volte! E forse proprio ora succede questo nella tua vita! E non sai dove stai andando, tutto si complica, ti stai perdendo è giri giri e nulla ha più  senso; o comunque  stai affrontando una grande difficoltà,  un dolore, una sofferenza; e Dio sembra assente, Dio sembra dormire. Proprio come quei discepoli che si preoccupano: “Ma non t’importa di noi?”. E Gesù si alza: “Taci!” , e tutto diventa calmo.

Il quel momento Gesù non è che chiede scusa; dice: “Perché avete paura? Non avete ancora fede ?”.

Vedete, noi non abbiamo fiducia, questo è il problema. Proprio come a questi discepoli,  anche a noi succede la stessa cosa. Non abbiamo fiducia. Noi pensiamo che lui debba agire come noi pensiamo che debba agire. Il Dio onnipotente non è  lui, siamo noi, con il nostro ragionamento,  con i nostri obiettivi: tutto deve essere come noi pensiamo.  Questo non è avere fiducia in Dio. Questo non è avere fede in Dio. Noi continuiamo a pensare che la vita siamo noi che la dobbiamo gestire. Con questo episodio il Signore ci dice il contrario.

Non abbiate paura”  è  una frase che esce  fuori, se non sbaglio, trecentosessantacinque volte nella Bibbia: come per dire che ogni giorno della nostra vita dovremmo avere fiducia, non dovremmo avere paura! Perché là dove c’è paura, c’è il rinchiudermi di nuovo nel mio piccolo mondo.  Il Signore ci chiede di camminare, sapendo che lui è  davanti a noi per guidarci, dietro di noi per proteggerci, accanto a noi per sostenerci. E noi dobbiamo avere fede in questo, dobbiamo avere avere fiducia.

Abbiamo sentito nella seconda lettura, davvero  bellissima: “Se uno è  in Cristo, ci dice san Paolo, è una nuova  creatura.  Le cose vecchie sono passate. Ecco, ne sono nate di nuove”. Quando cominceremo a essere uomini e donne nuove? Quando? Quando lasceremo al Signore agire nella nostra vita,  quando?  Questo è l’invito che oggi il Signore ci rivolge. Noi dal Battesimo siamo cose nuove, non vecchie. Non possiamo tornare nella paura della schiavitù. Noi siamo cose nuove! Dobbiamo rendervi conto di questa nostra novità  e dobbiamo entrare nel suo cuore, sprofondare in quell’amore grande che il Signore ha per noi. Un bambino non ha più paura se il papà  o la mamma lo prende in braccio, se lo tiene per mano. Noi dobbiamo sentire questo abbraccio, questo Dio che ci prende per mano. Noi dobbiamo riscoprire questo, perché  questo farà tacere la nostra paura.  Il Signore è conte! Ce l’ha detto lui, ce l’ha promesso.  “Io sarò con voi fino alla fine del mondo”. Io sarò con te, ci dice il Signore oggi, sempre. O noi crediamo questo,  ed è per questo che siamo qui; o, se non lo crediamo, non serve a niente che veniamo: se non crediamo al suo amore, in cosa crediamo? Ecco, noi, davanti alla sua croce, ridiciamo: “sì,  noi crediamo nel tuo amore”. E davanti alla sua Resurrezione, noi diciamo: “sì,  come te che ti sei alzato dalla morte,  anch’io mi voglio alzare dalla mia morte, dal mio piccolo mondo,  anch’io voglio prendere il largo, voglio andare all’altra riva”;. Amen

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