30 giugno 2024  XXIII domenica del tempo ordinario

Dio non ha creato la morte

Alzati!

Figlia di Giairo
Di Il’ja Efimovič Repin – http://f.rodon.org/p/1/070901155909d.jpg, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=461972

Le nostre letture iniziano oggi col libro della Sapienza, che ci dice queste parole: “Dio non ha creato la morte  e  non gode perla rovina dei viventi”.

A voi sembra qualcosa di logico? Ma quante volte vengono qui alcune persone per dire: Cosa ho fatto al Signore per vivere questa situazione? Quante volte ci viene detto questo! Succede qualcosa nella tua vita ed è  colpa del Signore. Perché noi abbiamo bisogno del colpevole e allora siamo lì a dire: cosa ho fatto al Signore per vivere questa cosa!

Questa lettura sul libro della Sapienza ci ricorda quello che è alla base di tutto nella nostra fede e nella nostra vita: “Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi”.

Perché dico che questo è  essenziale? Perché forse Adamo ed Eva questo non l’avevano capito, visto che non hanno avuto fiducia. E questo succede anche a noi, se non abbiamo pienamente fiducia in Dio. Perché, diciamocelo: facciamo un po’ fatica a dare cento per cento fiducia in lui. Questa frase che abbiamo sentito, non sempre la viviamo. “Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi”.

E Paolo, nella seconda lettura,  ci dice un’altra cosa importante: “Fratelli, siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, nella carità”.  Non è tutto quello che abbiamo ricevuto nel Battesimo con la vita nuova? E anche lì, tante volte ci dimentichiamo di questa nuova vita che abbiamo ricevuto nel Battesimo:  tutta la grazia, tutta la carità,  tutta la sapienza, tutto il bene che il Signore ci vuole, noi, che siamo stati immersi nella vita di Cristo, tante volte anche di questo ci dimentichiamo!

Tutte queste letture ci portano al Vangelo di oggi. Un Vangelo molto lungo, l’avete sentito, perché   ci sono due storie. Due storie che parlano della nostra vita.

La prima è l’emorroissa, quella donna che perde il sangue.  Nella cultura ebraica il sangue è legato alla vita; ecco perché  chi perde sangue è considerato impuro; questa donna era  messa da parte.  Il sangue è segno della vita; e  questa perdita di sangue invece è senso di morte, una vita che la sta lasciando. Questa donna sta perdendo la vita e non è  feconda, non riesce a essere feconda.

Ora, noi cristiani  a cosa siamo chiamati? Ad avere la vita di Dio, a viverla intensamente; e a essere fecondi. Ma tante volte noi siamo come questa donna: perdiamo questa nostra  nuova vita e  non siamo fecondi.

Cosa fa questa donna per salvarsi? Va verso il Signore e, sentite bene quello che dice il Vangelo: ha sofferto molto a causa dei medici che hanno peggiorato la situazione; quindi tutto quello che era orizzontale nella scienza umana non l’haa salvata; e invece dice: se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata. Ed è quello che succede: tocca il mantello di Gesù e  guarisce.

Perché è importante questa parola: “toccare”? Perché la fede non è un’idea, non è un ideale. La fede si concretizza nella tua vita. Noi crediamo in un Dio che si è incarnato, che è entrato materialmente nella nostra vita! E la nostra fede si deve incarnare in noi. Abbiamo bisogno di toccare. Questa parola “toccare” è importante.  La donna avrebbe potuto solo guardare, ascoltare Gesù e basta, essere salvata così,  ma il Vangelo di oggi ci dice che tocca. Ricordatevi quando Gesù risorto incontra san Tommaso e gli fa toccare le sue ferite. Noi abbiam bisogno di toccare e di essere toccati da Cristo.  Noi abbiamo bisogno di incarnare quella fede che proclamiamo! La dobbiamo proclamare non tanto con le parole,  ma con la vita! Ecco quello che il Signore ci dice oggi.

Ed  ecco la seconda storia, quella della figliola, quella della piccola.  Vi ricordate di chi è  figlia? È figlia della Legge, è figlia del capo della sinagoga! È figlia di una legge che non salva più!  E quando la gente dice: “È morta”, Gesù dice : “No, dorme”. E  va, e la chiama: “Fanciulla, io ti dico: Alzati!”. Prima caccia fuori tutti tranne il padre e  la madre e  poi a quella figliola dice: “Alzati!”.

Ecco l’invito che il Signore fa a ciascuno di noi.  Ci ricorda prima di tutto,  attraverso la prima lettura, che Dio ci ama, ci vuole, vuole il nostro bene e quindi dobbiamo porre la nostra fiducia in lui.  Nella seconda lettura san Paolo ci dice:  “Avete ricevuto una vita nuova, piena di grazia, di sapienza, di carità“. Quella vita la dovete vivere. Come? Toccando Cristo, facendo sì  che si incarnai nella nostra vita, che sia presente nella nostra vita, che la nostra vita diventi fede viva. E conclude dicendo: “Alzati! Tu che ti sei arenato, tu che ti sei seduto, tu che non cammini più; tu che non riconosci più la bellezza di quella vita in Cristo, in cui tu sei stato immerso dal Battesimo,  tu che non vivi più quella vita lì,  tu che non sei fecondo, il Signore ti dice “Alzati!”, riprendi il tempo della Resurrezione,  ti chiede di risorgere dai morti, di risorgere dalla morte spirituale  in cui sei caduto e di camminare con lui.

Vedete, il Vangelo si conclude dicendo: “Datele da mangiare”, cioè  che riprenda la sua vita, la sua vita concreta. Anche a noi viene detta la stessa cosa. Dopo esserci resi conto di quello che abbiamo ricevuto, di quello che siamo, il Signore ci dice: “Alzati! E,  dopo esserti alzato, vivi questa vita, consapevole di quella grandezza che abbiamo dentro.

Questo è l’invito che il Signore all’inizio di questa estate ci sta facendo. Ed è un invito meraviglioso. Amen

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