13 ottobre 2024 XXVIII Domenica del tempo ordinario

Piccoli tabernacoli viventi

Questi bambini portano la veste bianca in ricordo del loro Battesimo, perché la loro e la nostra chiamata parte da lì. In questi anni stanno ripercorrendo la vocazione che hanno ricevuto nel Battesimo. 
Quel giorno sono diventati figli di Dio, quel giorno hanno ricevuto quell’amore grande, l’amore di un Padre accanto ai suoi figl.

Il catechismo non dovrebbe essere solo una dottrina da imparare, ma soprattutto una riscoperta di quella chiamata che abbiamo ricevuto nel Battesimo. Noi siamo amati! Al di là di tutto, siamo amati. Al di là di tutto quello che faremo nella nostra vita, al di là di tutto quello che abbiamo fatto, noi siamo amati! E sappiamo che quello che cerchiamo tutti è il suo amore: perché  è quello che dà senso alla nostra vita. 

Abbiamo sentito oggi un Vangelo che conosciamo bene e che chiamiamo “il Vangelo del giovane ricco”. Quel ragazzo cercava la vita eterna, cioè  la vita piena; come anche ognuno di noi; come quello che vorrebbero per i loro figli i genitori, che in questi anni li stanno accompagnando:  vogliono questo per loro, una vita felice, una vita piena. È questo che vuole quel ragazzo! E  trova Gesù sulla sua strada.  Gli dice: “Maestro buono, come faccio per avere la felicità, per avere una vita piena?”.

Gesù, prima di tutto, gli ricorda che non ci si deve attaccare alle persone: “Perché mi dici buono? Solo Dio è buono”. E il nostro  sguardo, prima di tutto va lì, deve andare verso Gesù, verso di lui, verso la sorgente: la nostra sorgente!

Poi Gesù gli fa una domanda: “Tu sai di cosa c’è bisogno: hai ricevuto i comandamenti”.
E quel ragazzo dice: “Sì, io li seguo!” Infatti vedono che è un bravo ragazzo, uno che segue tutti i comandamenti.

Ma ecco, vedete: la vita cristiana non è una vita basata sulla morale, per cui devo fare le cose per bene. Sì, lo dico perché  certe volte abbiamo l’impressione che la vita cristiana venga presentata così . No, non è questa la vita cristiana. Io non metto i miei figli al catechismo per farli diventare bravi ragazzi, ragazzi buoni. C’è l’educazione per questo! L’essere cristiano non è questo! Cosa vuol dire essere cristiani lo dice
Gesù a quel ragazzo, quando dice: “Lascia tutto e seguimi!”, lascia le tue sicurezze e seguirmi! 
Attenzione: quando  si parla di ricchezze, noi di Torre Spaccata potremmo dire che non abitiamo tutti questi soldi e che  si tratta di un problema che riguarda i ricchi, non noi. Invece si parla di qualcosa che riguarda tutti, dell’ attaccamento alle cose; e su tante cose noi ci attacchiamo.  Chiediamoci perché ci attacchiamo in modo così  forte a dei beni, a delle persone? Perché ci attacchiamo così a certe cose materiali, fisiche? 
Perché abbiamo paura. Perché abbiamo paura di amare la vita. Perché amare fa paura. 
Il Signore ci ha insegnato cosa significa amare:
significa dare la vita. E per dare la vita mi devo buttare. Si tratta di un di più   di vita! Per vivere pienamente, per essere liberi pienamente, io mi devo buttare. È così. Se chiedessi a questo frate, qui accanto a me, cosa ha fatto per essere così, cosa è successo a un certo punto nella sua vita, mi risponderebbe che ha lasciato tutto e non ha più niente: non ha conti in banca, non ha niente. Mi risponderebbe inoltre che ha fatto voto di povertà. Che ha fatto voto di castità e che ha fatto voto di obbedienza; e che così ha trovato la libertà. Come mai? Perché ha capito che non sono le cose fisiche che ci servono per vivere: c’è qualcosa di più grande, che è l’amore. 
Ed è questo che noi vogliamo far scoprire a questi bambini. È questo che oggi ricevono, nel corpo e sangue di Cristo. È questo che abiterà la loro vita, anche fisicamente, oggi per la prima volta. 
Il più grande desiderio dell’uomo è  l’amore e la libertà; ma, tante volte, questo amore e questa libertà la cerchiamo nella maniera sbagliata. Dentro di ciascuno di
noi, al centro di me domina l’ egoismo:  io voglio essere amato e voglio essere libero di fare quello che mi pare. 
Invece al centro di me  dovrebbe esserci il vero amore, quello che si dona. “Ama et fac quod vis“: ama e fai quello che ti pare,  dice sant’ Agostino. Ma devi amare. E amare significa donarsi.

Per questo noi desideriamo continuare ad accompagnare sempre  questi figli, questi bambini, a riscoprire questo amore, passo dopo passo, anno dopo anno.

Ecco perché ci vuole tutta la vita, ecco perché non si finisce mai il cammino cristiano. Oggi non è che questi bambini abbiano ricevuto un diploma e sia finito lì; oggi essi sono all’inizio di una avventura con Cristo! È un cammino di tutta una vita, perché tutta la vita abbiamo bisogno di camminare; e  perché  vogliamo una vita di più. Vogliamo un di più di vita. 
E questo di più di vita lo troveremo in lui: è in Cristo. 
Ed è questo che oggi desideriamo dare a questi figli. Non è un Cristo morto che diamo: il corpo di Cristo che diamo è morto e risorto! È un Cristo vivo! E  vivrà in loro.

E loro da oggi sono portatori di Cristo. Usciranno da questa chiesa, come tutti quelli che ricevono la comunione: uscendo dovranno portare Cristo  come dei tabernacoli viventi.

Il tabernacolo è nato per custodire l’Eucaristia, come anche la nostra cappellina; ecco, loro saranno fuori e porteranno Cristo. Portare Cristo significa portare  gioia, bontà, giustizia, pace. Sappiamo quanto questo mondo ne ha bisogno. È  la vocazione cristiana!  E  la nostra vocazione è  altissima, perché questo mondo ne ha bisogno, questo quartiere ne ha bisogno! Noi arriveremo a loro, se realmente ,  ogni giorno della nostra vita, vivremo con questa voglia di portare Gesù a questo mondo, lottando contro il nostro egoismo. Ed è questo il nostro dovere di genitori, di comunità cristiana: accompagnare questi bambini a scoprire questa bellezza! Infatti il cristianesimo non si vive solo qui, il cristianesimo si vive anche fuori diventando testimonianza del nostro incontro con Cristo. 

Come genitori, come famiglia, come la famiglia di Dio che ha preso questa comunità, accompagnamo questi bambini a scoprire la verità. Amen.

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