La fede è una storia d’amore
Siamo nel tempio di Gerusalemme, un tempio enorme. Lì Gesù insegna. E Il primo insegnamento, l’avete sentito, è questo: non andate lì per mettervi in mostra, come quelli che amano passeggiare in lunghe vesti per far vedere che stanno pregando, mentre si mettono ai primi posti nelle assemblee. La prima cosa che Gesù fa è condannare l’ipocrisia di tutte queste persone che agiscono solo per farsi vedere.
Non è solo un comportamento di duemila anni fa. Purtroppo sappiamo che succede spesso anche nelle nostre chiese, succede anche a noi stessi. Purtroppo abbiamo bisogno di riconoscimento, di sentirci riconosciuti dagli altri come persone brave, come persone che pregano, o come qualcuno che sa far bene le cose. Abbiamo sempre bisogno di riconoscimenti. Abbiamo bisogno che qualcuno ci dica: bravo, bravo!
Allora voi m i obietterete: ma questo è umano! Sì! E tutti noi cadiamo in questo tranello. Ma se, nel fondo del nostro cuore, ci rendessimo conto che il Signore ci ama così tanto, non avremmo continuamente bisogno del riconoscimento degli altri.
Questa ipocrisia non è tanto perché siamo falsi, ma semplicemente perché abbiamo bisogno di approvazione. Il fatto è che noi abbiamo sempre bisogno di conferme:
conferme che gli altri ci amano, conferme che ci vedono in un certo modo. Di tutte queste conferme, invece, se una persona è libera, se una persona sa di essere amata, non ne ha davvero bisogno; e se notiamo questo atteggiamento in noi stessi, vuol dire che ci dobbiamo fermare; e dire: ma no, ma non ho ancora capito che sono così tanto amato che io non ho bisogno di cercare negli altri delle conferme. Io sono figlio di Dio. Io, dal Battesimo, sono figlio e come figlio sono amato! Ho forse bisogno di sapere che il mio capo mi vede così, o che quello o quelli della mia comunità mi vedano così? E perché credo di averne bisogno? Perché siamo sempre lì a rincorrere una approvazione dell’uno verso l’altro.
Vedete, questa è già una schiavitù. Ne parlavo con i genitori che iniziano i gruppi di quest’anno. E dicevamo: ci sono tante schiavitù. Ecco, questa è una schiavitù, questo bisogno continuo di essere riconosciuti dagli altri, quindi non siamo liberi. Dobbiamo “tornare sempre a quest’amore di Dio che è stato riversato nel nostro cuore”.
Dicevamo che il Signore stava lì nel tempio e guardava. E cosa vedeva? C’era il cosiddetto tesoro, cioè il luogo dove si buttava il denaro, un po’ come nella Fontana di Trevi, dove si buttano le monete; adesso hanno fatto una piscinetta perché stanno ristrutturando tutto, e devi buttare i soldi solo nella piscinetta.
Ecco, nel tempio c’era quel luogo, il posto delle offerte; e quando tu buttavi la moneta o le monete, facevano rumore. Quindi se tu volevi far capire che stavi dando tanto denaro, mettevi tante di quelle monete, trin trin trin tin! Un bel tintinnìo.
E c’era nel tempio una signora, una vedova, cioè una donna che aveva perso il marito. All’epoca una vedova era in grave difficoltà anche economiche perché nessuno la aiutava: vuol dire che era una persona poverissima. Quella signora cosa fa? Mette un solo soldo nel tesoro. Gesù vede e dice: “Questo è un esempio per tutti voi”.
Sembrerebbe strano, dato che gli altri avevano dato tanti soldi e lei ha dato solo una moneta; eppure diventa un esempio per tutti. Per quale motivo? Perché “lei ha dato tutto quello che aveva. Gli altri hanno dato il superfluo, dice Gesù, cioè quello che hanno in più. Lei invece ha offerto al tesoro del tempio tutto quello che ha!”.
Che insegnamento ha questo esempio per noi?
il problema è che
nella fede non possiamo dare le cose a metà. Sì o no? Mezze cose. Mai!
Quante volte mi sono arrabbiato nei gruppi parrocchiali, quando le cose le facciamo al minimo. Nella fede non si possono fare le cose al minimo, si fa sempre il massimo! Perché? Perché così è la vita. Si vive la vita di fede al massimo, non al minimo. Il minimo lo potrei forse fare se, che ne so, per esempio voglio fare un piccolo lavoro così, ma neanche, nella vita non si dovrebbe mai fare qualcosa al minimo. Perché quello che faccio, anche il mio piccolo lavoro, è un lavoro che devo fare bene.
Ma nella fede sarebbe proprio incomprensibile. Perché, se amo, amo totalmente! Non è che io gestisco ed educo il mio figlio a metà: non ha senso. Così se amo mia moglie un po’, diciamo a metà, non ha senso! Cioè o amo totalmente una persona, l’amo con tutta la mia vit, con tutto il mio cuore, con tutto il mio essere, o non l’amo veramente. Perché non posso fare le cose a metà.
Per la vita di fede è la stessa cosa. Perché è una storia d’amore. La fede è una storia d’amore. È una storia d’incontro. Se io ho incontrato Cristo e voglio servirlo, non posso farlo a metà. Perché nell’amore, o ami o non ami. Non può essere a metà. Perché, se metto la metà, vuol dire che non amo veramente quella persona.
Ed è così la fede. O mi dono totalmente o non mi dono.
E non devo avere paura di perdere qualcosa. Vedete la prima lettura cosa ci diceva: nel gesto di generosità che ha fatto quella vedova, che ha preparato una piccola focaccia per Elia benché avesse poca farina e poco olio per suo figlio e per sé. La fece e vide che né la farina, né l’olio diminuivano mai: l’olio tornava sempre, non mancava mai.
Così è l’amore: più do amore, più ne ho. Non: più amore do, e meno poi ne ho. Perdo qualcosa?? No. Più l’amore lo do, più l’amore ce l’ho dentro; meno ne do, invece, e più sono vuoto dentro.
Capite bene che siamo invitati a donarci. Ecco il significato del crocefisso. Gesù dà la vita. Tutta la vita. Questo è l’insegnamento per noi cristiani: donare tutto.
Ma non è una cosa economica. È la vita. Certo,
Certo, pure pure aiutare la parrocchia. Però è la vita che dobbiamo donare. È l’amore che dobbiamo donare.
Nel cuore non si fa a metà. Si fa tutto. Si dà tutto. Tutto questo si può fare versamenti solo se riconosciamo questo grande amore che il Signore ci dà; e solo se lo viviamo.
Il nostro cammino, dunque, è sempre andare verso di lui! E capire quanto siamo amati da lui. È vivere questo amore.
Chiediamo al Signore di farci sentire questo amore; chiediamogli di poterlo vivere insieme. Amen.