Bene, questa è una domenica particolare, vedete che il colore liturgico è cambiato, al viola abbiamo messo una punta di bianco, per renderlo più chiaro, semplicemente perché il nostro cammino di Quaresima sta arrivando e già vediamo, come dicevo all’inizio della Messa, la luce della Pasqua. Ci avviciniamo, cari fratelli, in questo cammino nel deserto quaresimale, arriviamo alla meta e in questa domenica particolare, domenica della gioia, abbiamo un Vangelo che ci vuole ricordare il perché stiamo camminando.
E ‘una parabola che tutti voi avete già sentito, quella del padre misericordioso o del figliol prodigio, chiamatela come volete. Iniziamo con un banchetto, perché vedete che Gesù sta lì e viene criticato dai Farisei, che dicono che sta con i peccatori, li accoglie e mangia con loro. A questo punto Gesù racconta una storia. Oggi è la domenica del mangiare, del far festa, perché anche la prima lettura, vediamo i come gli israeliti arrivano nella terra di Canaan e trovano il cibo di cui hanno bisogno, un cibo bello, è la festa.
Questo è l’obiettivo della nostra vita, far festa con Dio, il banchetto al cielo, questo è l’obiettivo, questo è il luogo dove vogliamo andare, è il paradiso. Anche noi vogliamo fare una festa che non finisce mai, anche noi vogliamo sentire questa gioia infinita di stare con il Padre. Allora Gesù oggi ci racconta una storia, una parabola che parla di noi, perché ci renderemo conto che noi siamo un po’ di uno, un po’ dell’altro, un po’ del fratello più giovane e un po’ di quello non giovane, perché il fratello più giovane, l’avete sentito, vuole la sua libertà, la sua l’indipendenza e se ne va. Chiede l’eredità, la prende e va via e sperpera tutto, lo avete sentito, e sente la fame di questa carestia. E’ perché sente la fame che torna a casa e, quando sta tornando a casa, vede in lontananza il Padre che corre per abbracciarlo.
Quel ragazzo aveva fame, come molti di noi, con questo mondo che ha fame di cose infinite e cose belle e invece si perde, come l’abbiamo molte volte detto, riempiendosi tanto, tanto per evitare di sentire questa fame. Noi ci riempiamo di rumore, di discorsi vuoti, noi ci riempiamo di cibo, ci riempiamo di tante cose, per evitare di renderci conto di quel vuoto che abbiamo dentro. Quel vuoto esistenziale di cui abbiamo bisogno e allora riempiamo.
Quante volte incontriamo persone che hanno delle cose sulle orecchie per non sentire, per non mettersi in dialogo. Quante volte vediamo la tv accesa nelle case per non avere dialogo.
Abbiamo paura del silenzio. Abbiamo paura di sentire noi stessi. Abbiamo paura del nostro vuoto.
Allora la quaresima è proprio fatta per noi, perché anche noi torniamo verso la casa del padre. Anche noi ci mettiamo in cammino, proprio come quel giovane che sente la fame e tornando verso il padre ci rendiamo conto che lui sta correndo verso noi, che ci abbraccia,
che ci rimette l’anello, che ci fa vestire, perché lui sa che tu sei figlio.
Quel figlio che non si sentiva più figlio, che tornava come uno schiavo, che pensava di trovare un padre padrone, che pensava di mettersi al suo servizio, si ritrova di nuovo figlio. E’ questo il nostro cammino. Anche noi siamo invitati a ritrovare questo: Il senso del nostro battesimo, Il senso di essere figli, Il senso di avere un solo padre che ci ama.
Questo è il cammino di purezza e questo è il cammino dei cristiani. Sentirci figli.
Sentirci figli amati.
Il padre non dice niente. Lo accoglie e lo accoglie come figlio. Lui pensava di fare il servo e torna ad essere figlio e cominciano a fare festa, perché si sono ritrovati. Arriva l’altro fratello dei campi. Quello grande, quello maggiore, quello che ha sempre fatto tutto quello che doveva fare. Il figlio del dovere. Il figlio che non si è mai sentito figlio neanche lui.
Il figlio che pensava anche lui essere servo, servo buono. servo bravo, servo diligente. Servo che ha sempre fatto quello che gli è stato detto. Quello del dovere. Quello che segue le regole. Anche lì siamo noi. Tante volte siamo noi.
Siamo noi quelli che vengono ogni domenica a messa. Siamo noi quelli che si confessano. Siamo noi quelli che fanno le loro preghiere.
Siamo noi che cerchiamo di vivere questa quaresima, come ci è stato chiesto. Facciamo il digiuno come dobbiamo farlo. Non mangiamo la carne il venerdì.
Siamo noi a stare attenti a vivere tutto come ci è chiesto, ma ci sentiamo figli? Ci sentiamo amati? O lo facciamo perché ci è chiesto di farlo? O lo facciamo a seguendo delle regole, pensando che questo ci fa guadagnare il paradiso.
Quel figlio non vuole entrare a fare festa. Chiede un vitello, sì, per lui, per poter fare festa con due amici, ma non capisce la grande festa del ritrovamento di suo fratello. Che era morto ed è vivo.
Quel fratello maggiore non capisce e non fa festa, ma noi siamo chiamati alla festa,
siamo chiamati alla gioia. Come possiamo rifiutare di festeggiare con Dio, con nostro padre. Quell’uomo, quel fratello maggiore, non si sente figlio ed è questo il nostro cammino invece:
ritrovare la figliolanza. Ritrovare quest’amore paterno per noi. Ritrovare questa gioia di essere con il padre, malgrado tutto, malgrado i momenti di caduta, malgrado i momenti di difficoltà a seguire.
Noi siamo amati. noi viviamo questa terra e noi seguiamo Cristo perché siamo amati.
perché ci sentiamo figli. Non lo seguiamo solo perché ci è stato detto di seguire. Non lo seguiamo perché è bene stare in gruppo, è bene stare in comunità. Noi lo seguiamo, perché ci sentiamo di essere fratelli di quelli che lo seguono. Noi ci sentiamo di essere figli di quel padre e lo vogliamo abbracciare, vogliamo essere con lui. Ecco, noi facciamo questo cammino per questo motivo.
Noi seguiamo il cammino per ritrovare il padre e noi abbiamo bisogno del padre. Siamo in una società dove i padri non ci stanno più.
Dove abbiamo desiderio di paternità e il primo è lui e abbiamo bisogno di ritrovarlo.
Abbiamo bisogno di lui. Abbiamo bisogno di seguire chi ci ama, fino in fondo. Chi ha dato la vita per noi.
Chiediamo al Signore di aprire questo cuore a questa presenza paterna di Dio nella nostra vita e quest’oggi, dicendo il Padre nostro, sentiamoci realmente figli che chiama il Padre.
Amen.