Emmanuele
Eccoci. Dopo queste quattro domeniche di Avvento in cui ci siamo preparati a questo evento, eccoci davanti a questo Dio fatto bambino. Eccoci ancora una volta davanti a lui, dopo aver festeggiato con tutta la famiglia, con i nostri amici, dopo aver riempito i nostri sguardi di luce – e ancora una volta anche qui c’è tutta questa luce; come ai nostri balconi, tanto che a volte il nostro quartiere sembra Las Vegas… Però rischiamo di perdere l’essenziale: rischiamo, in mezzo a tutte queste luci che si muovono da tutte le parti e cambiano colore, di dimenticare l’essenziale. Gli angeli annunciano la nascita di Gesù a dei semplici pastori, uomini disprezzati, esclusi dalla società, che non avevano neanche la possibilità di andare al tempio, che non rispettavano il shabbat perché si dovevano occupare delle bestie, è a loro che è stata annunciata la salvezza; non a quelli che erano nel tempio, non ai sacerdoti, non alla brava gente di Gerusalemme, ma così, nelle campagne di Betlemme. Dio sorprende sempre. Il popolo aspettava un Dio glorioso e si ritrova con un Dio bambino, aspettava un Dio forte e si ritrova un neonato che per vivere ha bisogno della mamma, ha bisogno dell’adulto. Un Dio che nasce come un escluso: non c’è posto per lui, nessun luogo per accoglierlo.
E se nascesse oggi, troverebbe posto? Troverebbe posto nel nostro cuore? Troverebbe posto alle nostre belle tavole, nelle nostre famiglie riunite? Apriremmo la porta a lui? E, adesso, apriamo la porta a chi ha bisogno? Talvolta no.
Il Signore sorprende sempre, sempre! Io, da poche settimane, conosco tre ragazzi che somo quelli che hanno portato Gesù qui: Kérolos, Ibrahim e Daniel. Tutti e tre cristiani, due dall’Egitto e uno dall’Albania. E, come Gesù, sono arrivati con grande difficoltà fino a qui. Facciamo fatica a incontrare l’altro, questo è il nostro problema; l’altro con la a minuscola e l’altro con la a maiuscola che è Dio: l’Altro. L’infinito che viene ad accoglierci, ad accompagnarci, a esserci vicino, a camminare con noi. Eccolo, è qui. E tante volte non lo vogliamo. Ma noi, se siamo qua, è perché lo vogliamo sentire questo Dio; è perché lo vogliamo seguire! A noi questo annuncio è già arrivato più volte, sono dieci venti trenta quaranta cinquanta sessanta ottanta… forse novant’anni che qualcuno sente questo annuncio che torna. E ciascuno di noi dovrebbe sentirsi chiamato in prima persona ad andare verso l’atro, ad annunciare Gesù Cristo, non solo con la bocca. È lo stesso! Lo stesso Dio, prima bambino, poi sulla croce! Lo stesso, quello escluso da piccolo come da grande. Condannato, torturato: ecco Dio! Ecco quello che ci viene presentato, eccolo! Da qui nella culla a lì sulla croce, ci ha insegnato l’amore. Dare la vita per l’altro. E quanto facciamo fatica a vivere questo annuncio!
Però gli angeli hanno detto “Non temete!”. Hanno annunciato la gioia! Perché dare la vita non è una cosa triste, come certe volte sono le nostre assemblee nelle nostre chiese. Dare la vita ci porta la felicità! Chi di noi non ha mai vissuto un momento in cui si è dimenticato di se stesso per l’altro? Purtroppo non viviamo sempre così. Purtroppo molte volte siamo egoisti.
Allora, ancora una volta, non siamo venuti ad adorare una statua: il bacio che ho dato all’inizio e che voi darete alla fine della messa non è per adorare una statua, ma è per ricordarci che Dio si è fatto piccolo; e che i piccoli ci riportano a Dio. E partendo da qui noi dobbiamo uscire da questa chiesa e annunciare che Dio si fa vicino a ciascuno di noi. Anche ai più piccoli. Se è andato dai diseredati, esclusi dalla vita sociale e dal tempio, è andato anche da noi che non lo siamo. A tutti.
La bella notizia è che Dio si fa vicino a te! Anche se tu fai fatica a crederlo. Anche se hai dubbi. Anche se non è facile per la vita che devi fare. Anche se tante volte ti dimentichi di lui, Dio c’è, Dio è presente, Dio ti accompagna. E forse oggi non ti ha toccato, forse non sarà domani, ma dopodomani sì. Forse ce l’avevi nel cuore e l’hai perso: ebbene, ti aspetta. Ogni volta puoi rinnovare. Ogni volta puoi9 tornare verso di lui.
Cari amici, Dio si fa vicino a noi! Ed è questa la nostra gioia.Tocchiamo con mano questo, tocchiamo con mano questo Dio che si fa presente nella nostra vita. Accogliamolo nel nostro cuore, questo Yeshuà, Dio salva. Apriamo il nostro cuore alla sua presenza, questa sera, domani, quando sarà, apriamo il nostro cuore, facciamolo entrare! Io per primo lo dico a me stesso. Io per primo sono un egoista, io per primo non do la mia vita come dovrei. E se ciascuno di noi sente questo, se ne rende conto, già inizia a fare un passo.
Allora chiediamo a questo Signore, l’Emmanuele Dio con noi, di toccare il nostro cuore, la nostra vita, di accompagnare questa nostra grande famiglia, questa comunità. Perché a noi il Salvatore ci chiama a portare questa luce agli altri. Amen