Porta frutto solo chi si lascia amare da lui
Ci siamo lasciati domenica scorsa con l’immagine della vite e dei tralci. Ricordate: il Signore ci chiedeva di essere uniti a lui; e che non possiamo far niente senza di lui! La linfa vitale non poteva passare senza essere uniti a lui.
Questa domenica, ancora una volta, il Signore ci invita a rimanere. Stavolta ci dice di rimanere nel suo amore. E allora cerchiamo di capire che cosa significa questo invito.
Vedete, c’è una frase molto importante in questo brano che abbiamo letto: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portate frutto e il vostro frutto rimanga”.
“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”. Questa è forse una delle frasi fondamentali per descrivere cosa voglia dire essere discepoli. Noi, tutto quello che viviamo e quello che facciamo, non lo facciamo per avere un posto in Paradiso. Noi non stiamo facendo qualcosa, come anche incontrarci oggi qui, per essere sicuri di guadagnare un posticino lassù, per essere bravi, per essere dei buoni cristiani. Essere cristiano significa capire che sono amato dal Signore! Al di là di tutto! Infatti sono sempre e sarò sempre immeritevole di quell’amore grandioso, immenso che il Signore ha per me. Niente di quello che potrò fare potrà valere quell’amore! Noi siamo amati, da sempre, fin dal grembo materno, senza alcun merito.
Se ci pensiamo, anche in una famiglia è così. Un uomo e una donna che si incontrano e che si amano per dieci, venti, trenta, cinquanta, settanta anni, dovrebbero avere dentro di sé lo stesso sentimento: quello di non meritate l’amore dell’altro e di considerare l’altro sempre come un dono. Perché se noi pensiamo invece di valere molto, è così che poi si sfasciano le famiglie, perché entra dentro il rapporto il proprio orgoglio.
Ma torniamo al fatto di essere discepoli. Il Signore ti ama, al di là di tutto. E tu, è questo amore che ti devi giocare. È questo amore che ti permette di vivere l’amore. È perché ti senti amato che vuoi vivere quell’amore e lo vuoi condividere con gli altri. Capite allora che non è mai vero affermare che faccio una cosa perché così sono un bravo cristiano, ma: sono un bravo cristiano perché mi sento amato! La nostra storia, la nostra conversione, il nostro cammino è riscoprire l’amore di Dio per noi. Cosa è venuto a fare Gesù sulla terra, se non per parlarci di Dio? E ci presenta Dio come un Padre, ci dice che noi siamo figli. Quindi ci sta dicendo che siamo amati! Siamo amati come dei figli!
Ricordare: Gesù ci dice che noi non siamo dei servi, ma che siamo amici. L’amicizia è tra due persone libere, che si danno l’una all’altra. Si donano non perché costretti, quella non sarebbe amicizia. Quindi al centro della nostra domenica, oggi, al centro della vita cristiana, al centro del discepolato, c’è l’amore! Un amore ricevuto, prima di tutto, di cui la sorgente è Dio, e un amore donato, che noi siamo chiamati a vivere con gli altri; un amore che sono chiamato a condividere, perché non lo posso tenere per me.
“Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”. Ecco il comandamento del Signore. Come l’altra volta ci ha detto di rimanere come i tralci uniti alla vite, così questa volta ci chiede di nuovo di rimanere nel suo amore.
Un marito alla sua moglie può dire venti volte “ti amo ti amo ti amo”, ma se poi le è infedele, che amore è? È la stessa cosa per noi: possiamo riempirci la bocca di: “Signore, Signore, Signore!”, ma poi come dimostriamo questo nostro amore? Perché l’amore è sempre qualcosa che ha bisogno di essere vissuto, non può essere solo fatto di idee o di parole, ma si concretizza sempre, e allora bisogna che sia messa in pratica quella parola che il Signore ci ha lasciato. È lì il punto.
“Carissimi, ci dice san Giovanni, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio. Chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio”. È molto semplice: oggi, questa domenica, riassume tutto il Vangelo in una frase: essere amati e amare. Questo è l’invito che il Signore ci fa. Perché, come l’altra volta, alla fine del Vangelo ci viene detto che dobbiamo portare frutto! A questo siamo chiamati: a portare frutto. Attenti ad avere una comunità sterile, attenti a essere dei cristiani sterili, che non portano frutto, che quindi non sono abitati dall’amore di Dio, che non sono una sola cosa con il Signore. Se vogliamo portare frutti e che questi frutti rimangano, dobbiamo vivere questo amore che abbiamo ricevuto.
Chiediamo allora al Signore di aprire questo nostro cuore; e di mettere da parte il nostro orgoglio, perché facciamo certe volte fatica a lasciarci amare da lui, e questa è una cosa incredibile! Chiediamo al Signore veramente di aprire cuore e mente alla sua presenza e al suo amore. Amen