Nella mia debolezza la tua forza.
Ci ritroviamo a Nazareth. Nazareth è il luogo della grande fede di Maria, è il luogo di quel sì che ciascuno di noi è chiamato a dire nella sua vita al Signore. Un sì pieno di fiducia, anche se c’è tremore. Un sì che ha coinvolto tutta la sua vita. E sappiamo che anche per noi è così, anche la nostra vita è fatta di sì al Signore che coinvolgono tutta la nostra vita.
Nazareth, oggi, però, come abbiamo sentito, è il luogo dell’incredulità. Un po’ come a volte siamo anche noi, quando diciamo di no al Signore: tutte le volte che ci allontaniamo da lui, tutte le volte che manchiamo di fiducia nella sua parola, tutte le vote che la paura ci paralizza. Spesso siamo come quei popoli della prima lettura: “razza di ribelli”, “figli testardi dal cuore indurito”. Sappiamo bene che questa potrebbe anche essere la nostra descrizione: quando abbiamo fatto di testa nostra, quando non ci siamo affidati a lui.
Nazareth è il luogo in cui si impara l’umiltà, perché si ha davanti agli occhi l’umiltà di Dio: Gesù il falegname. Gesù, che vive nel nascondimento. Un Dio che non s’impone mai alle nostre vite, che ci lascia la libertà di allontanarci da lui; che ci lascia la libertà di torturarlo, come è successo il venerdì santo. A Nazareth si vede già quello che succederà: la croce, la lavanda dei piedi, tutto è già lì, a Nazareth, in questo piccolo villaggio dove Gesù vive nascosto. La sua divinità è così semplice: ed è proprio questo che sconvolge la nostra fierezza, la nostra superbia, il nostro orgoglio. Facciamo fatica ad affidarci a un Dio cosi povero, così semplice, così umile. Noi dovremmo essere simili a lui, e quanto è faticoso! “Quando sono debole è allora che sono forte”, dice san Paolo. È questa debolezza che noi dobbiamo riscoprire. È questo bisogno di lui che noi dobbiamo riscoprire.
“Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Ci rendiamo conto di quanta forza ha questa frase? E quanto poco usiamo questo spirito di povertà, di semplicità, di umiltà?
“Ti basta la mia grazia. La forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Siamo abituati invece a mostrare i muscoli, a doverci fare sempre più forti contro gli altri. Invece è nella debolezza che il Signore si manifesta!
Vorrei concludere allora con questa preghiera, che dico a nome di tutti:
Signore Gesù, tu rimani stupito davanti all’incredulità dei tuoi concittadini.
Davanti al tuo farti dono per il mondo, l’uomo contesta il tuo modo di amare.
A volte anche noi vorremmo che il tuo stile fosse diverso, ma tu scegli l’ultimo posto, non il primo, tu scegli il perdono, non la forza. Tu hai donato la tua vita perché noi vivessimo.
Davanti all’incredulità, tu, l’Onnipotente, ti fermi e non compi che pochi miracoli. Donaci di vincere il nostro orgoglio e di abbandonarci a te con fiducia.
Rendi forte la nostra fede, per vederti operare in noi e accorgerci di quanto tu ci sei vicino. Amen