Il Signore è mia luce e mia salvezza. Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino.
Papa Francesco ha scelto questa domenica come “Domenica della parola di Dio”. Non che le altre domeniche non siano dedicate alla parola di Dio: sapete benissimo che la messa è divisa in due parti, la prima parte con la parola di Dio, la seconda con l’Eucaristia; sono due momenti importanti, e l’uno non può essere senza l’altro nella messa. Ma oggi, terza domenica del tempo ordinario, si vuole sottolineare ancora di più l’importanza nella nostra vita della parola.
Oggi Gesù, come abbiamo sentito, va via da Nazareth e dalla sua vita nascosta e comincia a predicare. Va a Cafarnao: là, nei suoi ultimi anni di vita ossia nei tre anni di predicazione, sarà spesso presente in quella regione, in quella città. E dice una cosa che ci colpisce tanto: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino“.
Noi in queste ultime settimane abbiamo festeggiato il Natale, quindi ben poco tempo fa, anzi, alcuni negozi sono ancora decorati con gli addobbi natalizi: non è lontano quello che abbiamo celebrato. E cosa abbiamo celebrato a Natale? Dio che si fa carne, Dio che si fa presente nella nostra vita: l’abbiamo sentito, abbiamo riflettuto; durante l’Avvento ci siamo preparati a questo. Ci siamo resi conto che il Signore è vicino a noi. Ma spesso lo è in maniera molto discreta, nell’umiltà: non solo nell’umiltà della grotta, ma anche nell’umiltà delle persone che tante volte si mettono vicino a noi. Abbiamo visto insieme che Dio è vicino a noi anche nel povero, nel disgraziato, in chi è messo da parte e ci chiede aiuto: è lì che la parola di Dio risuona, è lì che lui è presente.
Oggi di nuovo ci dice che “Il regno dei cieli è vicino”. Non dice che sarà vicino: non è qualcosa che riguarda il futuro, è qualcosa che appartiene al presente! E questo è importante per noi, perché noi, così spesso infedeli, abbiamo un Dio fedele, che ci ha promesso di essere vicino a noi! E lo è, è accanto a noi! E questo cambia qualcosa nella nostra vita; cambia, perché non siamo soli, non siamo abbandonati. Chi crede, crede di avere un Dio vicino a sé! E queste è importantissimo, tanto più in una società dove c’è tanta solitudine. L’abbiamo visto nell’Avvento che questa solitudine può anche uccidere! Dove? Anche qui nel nostro quartiere, l’abbiamo visto attraverso Annamaria. Sì, c’è tanta solitudine, ma in questa solitudine Dio è presente, è qiua.
E se noi siamo radunati oggi in questa chiesa, è proprio perché crediamo che questa parola è “lampada per i nostri passi”, come dice la Scrittura. Cioè crediamo che questa parola è parola di vita, è parola ché mi aiuta a vivere. Io, sentendo questa parola, devo cercare di vedere come la posso appiccare nella mia vita, come la posso vivere! Perché la parola è vita, non è semplicemente un suono.
Penso, per esempio, al teatro: guardate come la parola può diventare realtà attraverso il gioco di attori: sono solo parole scritte, ma quando le vediamo a teatro, tutto cambia. Ma pensate: qui non è soli teatro, questo non è solo spettacolo: questa è vita! È senso della vita, è obiettivo per noi! Noi dobbiamo farci toccare da questa parola, non può scivolare su di noi! Non possiamo uscire dalla chiesa come siamo entrati. Qualcosa di diverso è successo. Dobbiamo far entrare, dobbiamo accettare di lasciare un po’ che questo cuore sia aperto a questa parola. Tante volte è la nostra superbia, il credere che sappiamo tutto, fa sì che ci chiudiamo e non ascoltiamo la parola, e la lasciamo scivolare su di noi stessi.
Dio si fa presente con la sua parola e con l’Eucaristia. E, se noi oggi siamo radunati qui, è perché per noi cristiani la domenica è il primo giorno della settimana, non è l’ultimo. Purtroppo per il calendario nostro sembra che la domenica sia l’ultimo giorno, ma se andate nel mondo anglosassone, vedrete che la domenica è all’inizio della settimana e hanno ragione: noi cristiani diciamo che la domenica è il promo giorno, perché dà senso a tutta la mia settimana! Io la settimana la devo vivere cin questa luce qua!
Nella seconda lettura san Paolo ci ricorda che noi non possiamo dire di essere “di Paolo, o di Apollo o di Cefa. È forse diviso il Cristo?”. Noi, quando facciamo la comunione qui, quando siamo radunati qui, siamo radunati attorno all’altare, siamo radunati attorno a Cristo: è lui che ci unisce. È la sua parola, è l’Eucaristia che ci raduna questa mattina. È la sua parola e l’Eucaristia che ci riunisce. Molti di noi non si conoscono, ma oggi siamo radunati tutti insieme attorno a lui, ed è Cristo che fa la nostra unità. E ogni volta che mi avvicino all’altare per fare la comunione, faccio l’unione con gli altri, la com-unione: in Cristo, di cui facciamo parte tutti , noi siamo il corpo di Cristo. Allora vedere qual è la nostra chiamata, vedete qual è la nostra vocazione! Vedete l’importanza della parola e della Eucaristica: è al centro della nostra vocazione, al centro della nostra fede. E noi ci dobbiamo lasciare toccare da questa parola. È facilissimo chiudere la sua vita a quello che sentiamo, perché di parole ne sentiamo tantissime, ma di parole di vita ce ne sono poche. Prendiamo anche solo una frase, quella che ci ha colpito in quella domenica e, durante la nostra settimana, torniamoci sopra e ripensiamoci; o semplicemente ripetiamocelo, perché così, goccia a goccia, il nostro cuore cambierà. Vi posso assicurare che questa è parola di vita.
Allora, come abbiamo detto nel salmo, speriamo di poterlo dire con tutto il cuore e con tutta l’anima: “Il Signore è mia luce e mia salvezza!”. Luce, perché illumina la mia vita, è senso della mia vita. E salvezza, perché credo che solo lui, solo lui e nessun altro mi può salvare. Amen