Gloria al Dio che è, che era e che viene
Finito il tempo di Pasqua, ecco che siamo in una continua festa. Abbiamo vissuto questi cinquanta giorni del tempio pasquale cercando di renderci conto della Resurrezione del Signore; e che noi, con il nostro Battesimo, siamo stati immersi nella vita del Risorto. Poi c’è stata l’Ascensione, quando, come ricorderete, i discepoli stavano con gli occhi puntati al cielo, ma due uomini
con la veste bianca hanno detto loro: “Ma cosa state guardando? Voi dovete operare qua, nel mondo”. La settimana successiva abbiamo festeggiato la Pentecoste, cioè lo Spirito Santo, che ci viene dato come strumento per accompagnaci in questo grande cammino. Quale grande cammino? Quello della nostra vocazione, della nostra chiamata. E vi rendete conto che tutto quello che facciamo, proprio tutto, parte dal fonte battesimale. La nostra vocazione parte dal Battesimo. Ogni cosa che facciamo, anche le nostre scelte future, vengono da quel momento lì, perché lì è stato scelto per noi, o abbiamo noi stessi scelto di vivere una vita diversa: di essere presi nella vita nuova. E anche la nostra vocazione successiva, quella del matrimonio, quella del sacerdozio, quella della speciale consacraazione per le suore o per i frati: tutto parte da quella vocazione lì.
E ce ne parla anche san Paolo nella seconda lettura. Egli ci dice: “Fratelli siate gioiosi. Tendete alla perfezione. Fatevi coraggio a vicenda. Abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio della pace e dell’amore sarà con voi. Vedete, tutti i santi vi salutano”. Quando san Paolo dice questo, non sta parlando dei santi i cielo. I cristiani venivano chiamati “i santi”, ma non perché fossero migliori di noi, ma perché avevano dentro la consapevolezza della loro chiamata; che è quella che abbiamo anche noi oggi; ve lo ricordate? Ve lo dico ogni volta, il primo novembre, quando vi chiedo: “ Chi è chiamato alla santità?”, e, timidamente, qualcuno alza la mano. Ma tutti noi, tutti, siamo chiamati a questo!
Allora, la nostra vocazione è detta qui, lo dice san Paolo: “Fatevi coraggio”, ci esorta. Perché tutto questo? Perché dentro di noi c’è già la vita trinitaria. Quello che noi oggi festeggiamo, la santissima Trinità, non è qualcosa che rimane su in alto, è qualcosa di molto concreto che noi viviamo. Perché quello che abbiamo ricevuto al Battesimo è l’amore di Dio! È quell’amore di Dio che noi tutta la vita, tutta la nostra vita cerchiamo di giocarci. Essere cristiani non è amare Dio, ma sapere di essere amati da Dio. Capite la differenza? Non è amare Dio, ma capire di essere amati: da quell’amore lì parte tutto, da lì parte tutto!
Abbiamo detto più volte, in particolare in queste settimane e alla Pentecoste:
– Dio è Padre, è creatore. Lo diciamo sempre nella nostra preghiera del Padre nostro, ci ricordiamo di lui.
– il Figlio Gesù Cristo. Abbiamo il Crocifisso nella nostra stanza, benè presente, un modo molto preciso nella mente di tutti. È un esempio per noi anche di umanità.
– E poi c’è il grande sconosciuto: l’abbiamo detto a Pentecoste, lo Spirito Santo, questo strumento che ci viene dato, che è anche Spirito di amore.
Ora, noi crediamo in che cosa? In un Dio uno e trino: una sola natura, tre persone, una comunione! Quello che noi siamo chiamati a vivere, quello che viviamo quando facciamo la comunione, quello che dovrebbe esistere nella nostra comunità , è proprio questo: la comunione. Dio è comunione d’amore.
Ma questa comunione d’amore l’abbiamo ricevuta nel Battesimo ! E la dobbiamo vivere, dobbiamo metterla in pratica! L’amore trinitario non è solo un qualcosa della teologia, è un qualcosa delle nostre vite quotidiane! Perché? Perché l’amore trinitario io lo dovrei vivere nella mia famiglia, lo dovrei vivere nel lavoro, lo dovei vivere nel mio modo di essere cittadino di questo quartiere, di questo paese e del mondo. L’amore trinitario è quello in cui siamo stati immersi! Questo amore l’abbiamo ricevuto, l’abbiamo dentro! E siamo chiamati a viverlo, a giocarcelo in tutte le nostre relazioni. Capite che cosa significa, allora? Non sono solo parole, non sono solo buoni sentimenti! L’amore trinitario è qualcosa che ti prende tutti i giorni nel tuo modo di vivere!
Certo non è facile! Certo, c’è la tentazione, certo, c’è il male, è chiaro, ed è presente e ci divide. Ci divide! È questa divisione che fa male al mondo: divisione nelle famiglie, divisione in tutto quello che conosciamo del vivere umano. Ed è questo che sempre di più dobbiamo riscoprire. La Chiesa, festeggiando la santissima Trinità, non ci parla di qualcosa di lontano, ma ci parla della nostra vita e della nostra vocazione, in tutto quello che facciamo!
Ricordatevi bene: alla fine della messa, che cosa dico? “Glorificate il Signore con la vostra vita”. Non con le parole, ma con la vostra vita! Ed è questo che oggi la Chiesa ci mette di fronte. Riscoprire questo amore che abbiamo ricevuto e viverlo, in tutto, in tutte le nostre relazioni, in tutto! Intendo proprio in tutto!
“Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, a Dio che è , che era e che viene”. Amen