Principe della pace
Abbiamo iniziato la celebrazione con queste parole:
“Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace”.
Questo messaggero è il principe della pace. E l’abbiamo davanti agli occhi, questo Dio inerme, questo Dio debole, questo Dio piccolo: Gesù Cristo. Questo Verbo di cui abbiamo sentito l’annuncio, il Verbo che è all’inizio di tutto, della vita, del creato; e che si fa piccolo nelle nostre mani, che si fa debole. È lui il messaggero, l’annunciatore di pace, in questo mondo lacerato dalle guerre, anche proprio nella sua terra, che oggi soffre, piena di sangue e di dolore.
E noi siamo qui, ancora una volta a invocare la pace, l’amore, la gioia. Potremmo chiederci: con quale faccia? Come facciamo ancora una volta a invocare questa bellezza? Eppure siamo qui, con quel desiderio nel cuore, ancora una volta, a invocare la pace, l’amore: semplicemente perché è lui che la rappresenta. Noi, con le nostre forze, non possiamo fare niente. La pace, lo sappiamo, non viene da noi, ma da lui!
Forse avete visto che, tante volte, quando celebro l’Eucaristia, bacio la patena che contiene l’ostia magna, il corpo di Cristo, e dico: “Questa è la pace del Signore!”. Proprio per dire che la pace viene da lui. E che la pace che ci diamo tra di noi parte da lui. Non siamo noi a donarcela; è lui che ci dona la pace.
Giovanni XXIII, nella Pacem in terris, aveva scritto che ci volevano, per la pace, quattro pilastri essenziali: la verità, la giustizia, l’amore e la libertà. Se manca uno di questi quattro pilastri, non ci potrà mai essere pace. Non c’è pace senza giustizia, non c’è pace senza amore, non c’è pace senza verità e non c’è pace senza libertà.
Ma, vedete, l’amore, la verità, la libertà, la giustizia si trova non come ideologia, non come idee; ma come persona, in Gesù Cristo! Se noi cerchiamo, troveremo tutto questo in lui. Ecco perché è il Principe della pace: perché lui è la verità, lui è la giustizia! Lui è la libertà, lui è l’amore!
E se noi desideriamo la pace, noi desideriamo prima di tutto lui? È lui che desideriamo nella nostra vita. È lui di cui il mondo ha bisogno.
Dio aveva capito tutto, aveva capito che l’uomo non sarebbe riuscito da solo, ha dovuto incarnarsi, ha dovuto venire. Ha dovuto far capire all’uomo qual era il suo progetto. Ha dovuto mettere davanti a lui non delle idee, ma una persona! Ed è attraverso di lui che noi possiamo toccare con mano cosa significa la pace.
Allora cosa dobbiamo fare? Noi dobbiamo accoglierlo!
Il Vangelo di oggi ce lo ricorda, questo Vangelo meraviglioso di Giovanni ce lo dice: “Venne tra i suoi è i suoi non l’hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto, diede il potere di diventare figli di Dio”. Noi siamo quelli che “né da
sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo sono stati generati, ma da Dio siamp stati generati”. Siamo figli di Dio attraverso il Battesimo. Noi dovremmo essere il nuovo popolo che ha accolto Cristo.
Ma diciamoci la verità: dopo duemila anni l’abbiamo realmente accolto? Ci siamo resi conto della sua luce, o ci siamo inventati tante luci da dimenticare quello che realmente dà la luce, la luce vera?
Dobbiamo stare attenti: abbiamo riempito il Natale di tanta bellezza, di bellezza futile, che passa; dimenticando l’essenziale: il vero bene, il vero amore, la vera nascita.
Allora, per essere anche noi messaggeri di pace, accogliamo Cristo nel nostro cuore.
“un giorno santo è spuntato per noi. Venite tutti ad adorare il Signore. Oggi una splendida luce è discesa sulla terra”. Amen