Il regno dell’amore
Oggi è la festa del Signore nostro Re dell’universo e si conclude il tempo ordinario, cioè oggi finisce l’anno liturgico. Dalla domenica prossima inizieremo ad accendere le candele d’Avvento. La settimana prossima inizia l’Avvento, un tempo di quattro domeniche di preparazione alla grande festa del Natale.
Oggi, lo dicevo prima ai nuovi, è il capodanno liturgico: ecco perché l’oratorio ha preparato una festa: saremo centoventi persone a pranzare tutti insieme.
Però questa storia di Gesù re è un po’ strana perché, vedete, non è che la lettura del Vangelo di oggi ci parla di qualcosa di regale che noi potremmo immaginare: l’incoronzione di un re la immaginiamo sempre come è stata per esempio l’incoronazione di re Carlo d’Inghilterra, con il mantello, con la corona, lo scettro con tutto quello che si mette a un re. Invece il Vangelo di oggi ci chiede di ascoltare un episodio particolare, durante la passione di Gesù. È il momento in cui Gesù incontra Pilato. Si tratta proprio di un tribunale: Gesù sta per essere condannato a morte.
È strano, si parla di un re e invece adesso è Gesù al tribunale e lì Pilato gli fa una domanda particolare: “ Tu sei re? Perché così dicono di te”. E lui risponde: “Tu lo dici”, e aggiunge: “Io sono venuto a dare testimonianza alla verità”.
Gesù non si era mai definito re. Noi lo chiamiamo re, principe della pace. Così noi lo chiameremo a Natale; ma lui non si è mai definito re. Allora perché noi festeggiamo il Signore re dell’universo? Perché Gesù ci sta spiegando una cosa grande: infatti noi abbiamo sempre l’impressione che chi è in alto deve dominare gli altri, lui invece ci sta dicendo che chi è in alto deve essere libero, perché Gesù non si è mai definito re, ma si è sempre definito servo!
In un altro momento importante della passione, il Giovedì Santo, Gesù sta con i suoi discepoli e cosa fa? Si mette a lavar loro i piedi, dicendo: “Fate questo pure voi come ho fatto io, mettetevi a servire gli altri”.
Allora la vita cristiana che cos’è? Anche noi al Battesimo siamo chiamati “re, profeti e sacerdoti”. Al Battesimo riceviamo tutti questi titol: re, profeti e sacerdoti; sacerdoti perché abbiamo questo contatto forte con Dio, siamo figli di Dio e dobbiamo avere sempre questo legame fortissimo; profeti perché siamo annunciatori delle parole, quelle parole che cambiano la nostra vita, che danno senso alla nostra vita. E re, perché noi dobbiamo dominare con l’amore: è questo che il Signore ci insegna, è l’amore che cambia tutto.
Vedete, noi cristiani non è che dobbiamo fare il bene perché è giusto moralmente, non è che dobbiamo fare il bene perché un cristiano deve fare il bene; noi facciamo del bene perché siamo figli di Dio, cioè siamo amati! E quell’amore dobbiamo viverlo con gli altri, perché lo sentiamo dentro e lo dobbiamo condividere! Noi sappiamo che amare significa donarsi, perché il Signore ci ha insegnato questo.
E quando ami, le cose non ti pesano. Se io ho una fidanzata dall’altra parte di Roma, non mi pesa andare a prenderla per andare a cena, mentre, se lo devo fare per qualcun altro, forse mi peserà un po’ attraversare la città. Così, quando devo lavorare tutte le mattina mi pesa, ma quando lo faccio per la fidanzata è diverso, perché? Perché di mezzo ce l’amore! Quindi noi non facciamo le cose per dovere, perché è giusto farlo; lo facciamo per amore, perché amiamo, perché ci sentiamo amati ed è il cammino nostro questo, è questo che il Signore ci insegna oggi. oggi non è la festa di una chiesa gloriosa, ma di una chiesa Serva, perché Gesù ci ha insegnato a servire: servire e amare, servire e regnare, questo ci insegna Gesù.
Non ci dobbiamo sbagliare: non dobbiamo essere militanti di una ideologia, di un’idea, noi siamo portatori di un amore ed è quest’amore che ci fa regnare! Noi non dominiamo, noi serviamo. Ora sappiamo che questo non è facile, che richiede conversione, che richiede un cammino personale; noi sappiamo quanto questo ci è difficile: mettersi al servizio degli altri non sempre è facile, non sempre è facile fare il bene, non sempre ne abbiamo voglia: soffri, però quando fai il bene, quando lo vivi quest’amore e lo condividi, ma proprio questo ti porta alla felicità, ed è quello che noi, nel più profondo di noi stessi, abbiamo come desiderio!
Quando, l’ultima volta ho incontrato i genitori di questi ragazzini che devono iniziare il catechismo, una delle domande era: cosa volete per i vostri figli? La risposta di tutti è stata: la felicità! Voglio vedere mio figlio, mia figlia felice! Tutti noi lo speriamo , ma essere felice è possibile solo nell’amore, nel donarsi, nel vivere quest’amore. Purtroppo vediamo bene come va il mondo! Purtroppo è così difficile tra noi amarsi, una cosa che dovrebbe essere così bello e facile, così semplice! E invece tutto si complica, a causa del nostro egoismo, delle nostre gelosie, della volontà di essere superiori all’altro. Forse per le nostre piccole e grandi mancanze di amore abbiamo bisogno di conferme, di tante cose che alla fine ci porta poi alla violenza!
Ma quello che il Signore ci chiede è questo cammino nostro, è quello che noi dovremmo insegnare a questi bambini: che i catechisti, i loro genitori, dovranno fare, far riscoprire quest’amore grande che abbiamo ricevuto, che “è stato riversato nel nostro cuore”. Il cristianesimo non è fatto di riti, il cristianesimo è vita, perché noi siamo innamorati di una persona viva, Gesù Cristo risorto! Gesù non sta nella tomba, è risorto, e deve risorgere ogni giorno nella nostra vita, nelle nostre azioni, nelle nostre parole, nei nostri sguardi.
Chiediamo al Signore veramente di farci sentire quest’amore, per poter regnare con lui, nell’amore. Amen