Aprirsi alla luce
Ed è arrivato il momento del nostro sondaggio annuale: chi di voi si sente chiamato alla santità?
Vedete, qua c’è un problema, di cui ci rendiamo conto ogni anno: ci siamo dimenticati che siamo chiamati tutti alla santità! Nel giorno in cui siamo stati battezzati abbiamo ricevuto questa chiamata! Però, vedete, quando chiedo chi di voi si sente chiamato alla santità, nessuno risponde. Non lo siamo? Sembra che la santità sia qualcosa di lontano da noi – un po’ come queste grandi statue che abbiamo nelle nostre basiliche.
Qual è la differenza del santo, ditemi un po’? O qual è il contrario del santo?
Ecco che mi rispondete: il peccatore! Ebbene no, amici, il contrario del santo non è il peccatore! Perché, vedete, tutti i santi sono stati peccatori! Tranne la Madonna e Gesù, tutti i santi sono peccatori!
Il contrario del santo non è il peccatore, è il fallito, cioè quello che non ha capito che l’obiettivo della sua vita è la santità, che la bellezza della sua vita è la santità, che la gioia è la santità.
Avete sentito cosa abbiamo letto oggi: le beatitudini. Siamo chiamati tutti alla gioia! Ma questo non significa che dobbiamo essere perfetti, perché ciascuno di noi è peccatore e i santi lo sono stati anche loro. Se voi leggete la loro vita, vedete quanti di loro andavano a confessarsi quasi tutti i giorni! Quindi avevano un senso del peccato molto forte. Invece il contrario del santo è chi non capisce qual è la sua chiamata.
Il santo è quello che accoglie Dio nella sua vita, nelle sue ferite, in tutto quello che è lui, anche di brutto, di oscuro che ha dentro.
Avete sentito la seconda lettura: noi siamo figli di Dio e lo siamo realmente! Ed è quello che dobbiamo capire, è la prima cosa che dobbiamo capire. Il santo è quello che ha accolto Dio nella sua vita. Il santo è quello che ha capito che Dio lo vuole amare. Il santo ama perché si lascia amare! E’ questo il primo passo. Santo è uno che ama amare, ma perché è amato, si sente amato. E da chi si sente amato? Da Dio! Scopre di essere amato, scopre di essere figlio di un Padre che gli vuole bene.
Ed è questa la difficoltà che abbiamo noi: lasciarsi amare. Perché l’uomo da sempre vuole prevaricare, vuole essere al centro, vuole ottenere fortuna. E se tu invece ti lasci amare, non hai più le redini del mondo; non sai l’altro cosa significa, quando ti vuole amare. E Dio vuole questo da te.
Allora noi dobbiamo aprire il cuore alla prima cosa, che è forse la cosa più difficile: perché noi ci difendiamo, facciamo dei muri attorno a noi, attorno al nostro cuore, attorno alla nostra vita. Perché l’altro, l’altro con la A maiuscola o con la a minuscola, è sempre un rischio: perché io non lo posso controllare totalmente. E noi abbiamo la tendenza a voler controllare tutto.
Allora vedete che la santità non è niente di perfezione: è un lasciarsi amare per poter amare. E’ questo l’essere santo. E ciascuno di noi ha ricevuto questa vocazione, cioè questa chiamata, nel giorno del suo Battesimo: quando è stato innescato nella vita di Cristo! Perché noi lì siamo, nella vita di Cristo. Siamo in Cristo! Siamo cristiani. E lui ci ha chiamati a questa vita.
Cos’è la preghiera che Gesù ci ha insegnato? Il Padre nostro! Cioè veramente noi dobbiamo prendere coscienza che siamo figli. Solo così riusciremo a rispondere alla nostra vocazione.
Allora chiediamo oggi al Signore di aprire il nostro cuore, perché è bella la nostra vocazione. E’ bella la nostra chiamata. Ecco perché mi dispiace tanto che adesso questa festa non esiste più, che il giorno prima dobbiamo fare tutta questa cosa di horror, orribile, che non è neanche il senso vero che aveva all’inizio. La vigilia sei Santi era l’attesa, attraverso le tenebre aspettavamo la luce. Oggi noi non sappiamo più insegnare questo ai nostri figli. Ed è questo che dobbiamo riscoprire: la ricerca della luce, della luminosità della nostra vita, dell’amore, che è luce, che è bello, che è buono. E’ questo che dobbiamo ricercare.
Allora chiediamo al Signore oggi di aprire il nostro cuore, che ha tendenza sempre di più a chiudersi a Lui. Amen